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“Siete la parola sul mondo che non è mai stata detta e che mai verrà ripetuta”

Di Chiara Bottino, Giovanni Porceddu e Linda Simonotto 2B

Lo scrittore Alessandro D’Avenia incontra alcune classi delle scuole di Genova al Teatro Ivo Chiesa in un evento organizzato dalla Feltrinelli. 

“Dovrei parlarvi del libro, ma non lo faccio. Ciò che è scritto è fatto per non essere detto”.

Alessandro D’Avenia pronuncia queste parole poco dopo l’inizio dell’incontro del 30 Maggio al Teatro della Corte di Genova, rendendosi conto della piega che esso ha preso. Ormai però ciò che è fatto è fatto. L’atmosfera sta iniziando a prendere forma e identità, ed è giusto cavalcare quell’onda che sta venendo verso di noi. Quest’onda ha travolto il giovane pubblico di liceali presente in sala trasmettendo la visione dello scrittore sulla vita di ogni essere umano.

Il sottotitolo dello spettacolo recita: “L’Odissea e l’arte di essere mortali”.

Il termine “odissea” si riferisce al percorso della vita di ognuno di noi, D’Avenia infatti nel libro affianca il suo passato al presente eterno del poema omerico.

Il suo intervento è stato uno stimolo per orientarci a vedere la nostra vita da altre prospettive, con altri metri di pensiero e di giudizio. Per saper apprezzare la nostra essenza e la sua unicità. L’arte di sapere morire è dunque l’arte di saper nascere tutti i giorni, di saper crescere e diventare maturi, cioè di trovare il giusto equilibrio “tra essere acerbi ed essere marci”.

Indelebile è stata, tra le riflessioni che ci ha proposto D’Avenia, quella  relativa al nostro futuro. Come afferma anche nel libro, il destino di ognuno è già scritto e sta all’individuo decidere se portarlo a compimento o meno. La luce che illuminerà la stanza del nostro destino deve soltanto essere sollecitata da un evento che abbatta gli ostacoli della vita e della società, le quali limitano l’uomo nell’espressione di sé stesso.

L’evento che ha rotto i freni che lo tenevano inchiodato alla decisione più comoda e conveniente di entrare a lavorare in futuro nello studio dentistico del padre, è avvenuto in quarta superiore; quando il suo professore di italiano gli ha prestato per due settimane il proprio libro preferito di poesie. D’Avenia afferma di  non aver saputo cogliere e apprezzare i messaggi di quelle poesie. Tuttavia, grazie a questa esperienza, D’Avenia riconosce la propria vocazione per l’insegnamento piuttosto che quella per gli studi odontoiatrici.

Attraverso questo incontro lo scrittore ha voluto ricordare che l’Odissea, spesso ritenuta solamente “moderna per la sua epoca”, è invece contemporanea a tutta la storia dell’esistenza umana.  La sua lettura ed interpretazione devono essere un tuffo nel passato, tenendo sempre presente lo scoglio da cui ci si è lanciati, nella spiaggia dell’umanità che, come il poema omerico, è senza tempo, insieme ai rispettivi sentimenti, emozioni e relazioni.