Il film, diretto da Margherita Ferri, è ispirato alla storia vera del quindicenne Andrea Spezzacatena, che il 20 novembre del 2012 si tolse la vita dopo aver subito numerosi atti di bullismo da parte dei compagni di scuola.
Il tutto inizia per un banale incidente domestico, un lavaggio sbagliato e i pantaloni che gli aveva regalato sua madre si tingono di rosa. Andrea decide di indossarli comunque, ma i suoi compagni iniziano a bullizzarlo in modo orrendo.
Tra i personaggi troviamo: Andrea (interpretato da Samuele Carrino) ragazzo molto sensibile che vuole bene a tutte le persone che gli stanno attorno, forse un po’ troppo visto che mette sempre gli altri al primo posto; Tommaso, il fratello più piccolo, silenzioso e a tratti timido, vuole bene a suo fratello e lo ammira; Teresa (interpretata da Claudia Pandolfi), madre di Andrea e Tommaso, dolce e comprensiva, ama i suoi figli più di ogni altra cosa; Sara, migliore amica di Andrea, simpatica ed estroversa, ottima spalla per una persona sola come Andrea; Christian, compagno di classe e amico/nemico di Andrea, con molte facce e un carattere intriso di cattiveria.
Il film non mi ha entusiasmato più di tanto. Si è parlato troppo poco di quel “pantalone rosa” e degli atti di bullismo che hanno spinto Andrea a suicidarsi. Immaginavo scene più schiette, di vedere più cattiveria sullo schermo.
Secondo me il film mostra troppo la vita privata del protagonista e poco l’ostilità nei suoi confronti, che dovrebbe essere l’obiettivo finale. Se l’avessi visto qualche anno fa avrei pianto sicuramente dopo i primi due minuti, ma adesso non mi ha entusiasmato anzi, a tratti, ha annoiato, specie nella prima parte. Superficiale l’analisi riguardo il bullismo e l’omofobia. Mi aspettavo veramente di più. Nel finale mi sono comunque commossa nel vedere comparire sul grande schermo le immagini reali di Andrea.
Giulia De Simone