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Innanzi tutto, l’esempio: la gentilezza non è un concetto astratto.

A colloquio con Alberto Ferrando, presidente dell’Associazione pediatri della Liguria

di Stella Napolitano, Matilde Tesini e Agnese Traverso, 4B

I bambini ci guardano.  E dai genitori imparano tutto. Le cose buone e le cose cattive. 

Secondo il pediatra Alberto Ferrando, nei primi anni di vita, i neonati osservano i genitori, passano la maggior parte del tempo con loro, vivono con loro. E i neo-genitori hanno un dovere fondamentale e imprescindibile: dare l’esempio ai loro figli. Così agli adulti spetta anche il ruolo di figure educative, esemplari, che i figli successivamente imiteranno, nei comportamenti e negli atteggiamenti.

I bambini – come il pediatra ha spiegato lo scorso 19 novembre al pubblico del Convegno“Spiritualità, gentilezza, consapevolezza: in cammino verso uno stile di vita etico e libero” – lo fanno in maniera spontanea e inconsapevole, e piano piano faranno proprie quelle attitudini.

Tuttavia, a volte succede che i genitori non adempiano pienamente al loro ruolo e si trasformino invece in figure diseducative, se non completamente nocive e dannose. I bambini imitano infatti i gesti gentili ed educati dei genitori, ma possono imitare anche i loro comportamenti violenti e prepotenti.

Anche se spesso non è facile educare i bambini, è opportuno ricordarsi che spetta ai genitori essere una figura adulta e di riferimento. Spesso il modo migliore per rapportarsi con i figli quando sbagliano non è arrabbiandosi o castigandoli, mettendo in atto un atteggiamento violento, ma piuttosto cercare di spiegare loro l’errore commesso, in maniera pacata e tranquilla, perché prima o poi, quel comportamento verrà imitato dal bambino. 

Inoltre, i genitori hanno un’ulteriore responsabilità educativa: essere coerenti. I bambini imparano con il tempo dai genitori, osservando costantemente i loro comportamenti, che necessitano di una coerenza tra loro.

I genitori devono dedicare tempo a costruire e a mantenere la relazione con i loro figli, stabilendo delle priorità e trovando un equilibrio tra il lavoro e la vita personale, anche se non è facile farlo.

Sovente i genitori possono essere troppo impegnati con il lavoro, diventando così figure assenti per i figli, pur non avendoli abbandonati fisicamente. Un genitore che pensa sempre e solo al lavoro, diventa inevitabilmente una figura negativa per il bambino, e in futuro potrà creare un enorme vuoto in lui, una mancanza che questi cercherà di colmare, nella maggior parte dei casi, in modo erroneo.

Il vuoto spesso crea una dipendenza che però non è mai in grado di colmarlo.

Tra gli adolescenti, le dipendenze più comuni sono quelle da videogiochi, alcol o sostanze stupefacenti. Purtroppo, molte volte i genitori si accorgono in ritardo (o non si accorgono affatto) della dipendenza sviluppata dai loro giovani figli, perché la sottovalutano oppure perché la ritengono addirittura “normale”. Anzi, a volte si preoccupano se i loro figli non fumano o non bevono alcolici; insomma, se non fanno le cose che, secondo loro, “normalmente” si dovrebbero fare a quell’età.

Tuttavia, un genitore dovrebbe preoccuparsi di insegnare valori totalmente diversi al proprio figlio e  il più importante tra tutti è la gentilezza. Alberto Ferrando afferma che: “La gentilezza non è un concetto astratto”, e che perciò può essere insegnata concretamente ai bambini, proprio attraverso l’esempio dei genitori.

E’ essenziale coltivare la gentilezza nei bambini, fino a farla sbocciare del tutto, una volta che saranno adulti.