La storia di Maria

Sono arrivata a Torino nel gennaio 1970, all’età di sette anni, con tutte le speranze che possano esistere al mondo…

Ma ho subito voluto tornare nella mia Palermo, soleggiata e dove non esisteva l’inverno, dove avevo tutti miei amici e parenti. Appena arrivata, vidi la neve per la prima volta e iniziai a tastarla, cercavo di capire cosa fosse: la mamma mi disse di non toccarla perché rischiavo di ammalarmi, ma non la ascoltai e così i miei primi mesi a Torino li passai tutti ammalata per le temperature completamente diverse da quelle di Palermo.

Mamma e papà erano arrivati a Torino nel ’68, con mio fratello Giuseppe, che era appena nato e non poteva  rimanere con i nonni; io e mia sorella siamo arrivate al nord quando i miei genitori hanno trovato una casa in cui vivere, grazie a un piemontese che aveva garantito per loro. Sono riusciti a trovarla solo così, perché i piemontesi non volevano affittare a noi meridionali, addirittura mettevano i cartelli fuori dai palazzi con scritto ‘non si affitta ai terroni’, non volevano perché secondo loro chi aveva figli era sicuramente un mafioso, invece le coppie senza figli erano accettate.

Mamma lavorava in FIAT e papà faceva il saldatore, non avevamo nessun aiuto e mia sorella, che aveva tredici anni, ha dovuto lasciare la scuola per badare a me e mio fratello, inoltre dopo poco ha dovuto iniziare a lavorare anche lei, perché, nonostante sia mamma che papà lavorassero, facevamo fatica ad arrivare a fine mese.

Io dovetti ripetere la prima elementare perché avevo perso quasi due mesi e poi il grande problema era che io parlavo siciliano e le poche parole che dicevo in italiano erano quasi incomprensibile per il forte accento  (per questo mi prendevano sempre in giro e qualche battuta o dispetto per questo motivo lo subirò per tutta la scuola); proprio per questo motivo nessuno mi voleva parlare, pensavano portassimo malattie e poi c’era molto razzismo, un po’ come oggi con gli immigrati. Ero molto aperta con gli altri ragazzi, ma a loro era stato detto di non parlarmi.

Ambientarsi è stato molto difficile, solo all’inizio della seconda elementare, quando ormai parlavo italiano e avevo fatto capire di essere una brava bambina, venni accettata dagli altri.

A scuola non ero molto brava e così quando rimasi incinta di tua mamma abbandonai la scuola e appena possibile iniziai a lavorare per poter sostenere me e tua mamma. A un certo punto conobbi Franco e ci siamo trasferite a Vigliano e così tua mamma ha conosciuto tuo papà.

Sono quasi sessant’anni che quei giorni sono passati, ma li ricordo come fosse ieri: non fare gli errori che fecero i miei compagni, non avere pregiudizi su nessuno.

 

Luca Roma

Scuola secondaria di primo grado Marconi