• Home
  • Blog
  • Articoli
  • Esperienze pre-morte: un problema da affrontare su basi scientifiche.

Esperienze pre-morte: un problema da affrontare su basi scientifiche.

di Christian Giannini e Alessandro Pastore, 4B

Le esperienze pre-morte (in inglese Near-death Experience o NDE) sono visioni e percezioni che alcune persone riferiscono di aver sperimentato nel momento in cui si trovavano in situazioni di pericolo di vita o in prossimità di morte, come durante un arresto cardiaco o interventi chirurgici con complicazioni.

Queste esperienze, pur essendo diverse da persona a persona, sono caratterizzate da elementi comuni.

Più pazienti hanno riportato di aver visto lunghi tunnel di luce insieme a una sorta di “film retrospettivo” della propria vita con i momenti più significativi della propria esistenza.

Tra le persone che hanno sperimentato queste sensazioni, alcune hanno percepito una proiezione di sé al di fuori dal proprio corpo apparentemente privo di coscienza: questo tipo di esperienza viene definita “esperienza extracorporea” o OBE  (Out of body Experience).

Diverse persone testimoniano di aver avuto incontri con figure amichevoli o anche con  propri cari deceduti e di aver provato una sensazione di pace e serenità, insieme a un senso di unità cosmica, oltre che alla percezione di essere in connessione con l’universo o con una realtà superiore.

Le esperienze pre-morte sono oggetto di studi da parte sia di scienziati che di filosofi e teologi.

Infatti a oggi non si è giunti a una conclusione che riesca a spiegare scientificamente come e perché queste si verifichino.

Ci sono diverse ipotesi scientifiche per spiegarle.

Alcuni ricercatori le attribuiscono a fenomeni neurochimici e fisiologici che si verificano nel cervello in condizioni di stress estremo come ipossia o alterazione dello stato di coscienza (arresto cardiaco).

Altri le considerano una risposta psicologica al trauma o al timore della morte.

Le esperienze pre-morte suscitano grande interesse da parte anche di chi non le ha vissute, lasciando però spazio a convinzioni errate. Infatti c’è chi le paragona a sogni o a fenomeni di delirium. A differenza dei sogni, però, vengono ricordate a distanza di molti anni nei minimi dettagli, inoltre sono organicamente strutturate, al contrario  dei sogni che risultano frammentari.

È sbagliato anche paragonare le NDE a casi di delirium poiché questi ultimi non richiedono necessariamente una situazione di pericolo di vita, ma sono dovuti a effetti di farmaci e a problemi neurologici. Inoltre la durata del delirium è molto più lunga e la struttura non appare “ordinata” come nelle NDE bensì si ha una percezione distorta della realtà in modo caotico e angosciante.

Secondo Enrico Facco, neurologo, terapista del dolore e professore di anestesia e rianimazione dell’Università di Padova,  ’’le principali interpretazioni scientifiche che vanno dalla ischemia retinica concentrica, all’acidosi metabolica, alla disfunzione del lobo temporale e scariche simil epilettiche, delirium da farmaci, aspettative dell’aldilà dovute alle proprie credenze religiose, etc, non sono sufficienti a fare luce sulle esperienze di OBE e di NDE’

A livello scientifico si tratta di una questione ancora aperta. Le NDE infatti continuano a rappresentare un affascinante enigma sul confine tra scienza, spiritualità e psicologia.
Nonostante le spiegazioni scientifiche riconducano queste esperienze a fenomeni neurologici o chimici in situazioni critiche, le NDE ricordano quanto siano complesse le dimensioni della coscienza umana.