Praticare l’orienteering cosa significa

Durante un’uscita di classe sul Tirino, non solo abbiamo controllato la purezza delle acque, siamo andati in mountain bike e canoa, ma abbiamo anche praticato l’orienteering.
Questo è uno sport che ha come obiettivo quello di completare nel minor tempo possibile un percorso già definito, con il solo utilizzo di una bussola e di una cartina; le gare di orienteering si svolgono principalmente in ambiente naturale, come ad esempio boschi o riserve naturali, ma anche in alcune zone di città, oppure nei borghi.
Tutto è caratterizzato dal muoversi liberamente da un punto all’altro del percorso; ognuno può scegliere la via che preferisce o che ritiene più veloce per completare il gioco.
La gara è solitamente individuale (ma a volte anche a squadre), con partenze scaglionate. Inizia con la consegna di un cartellino e una cartina sulla quale sono riportati i punti da raggiungere.

Foto di Luigi Iocco
Foto di Luigi Iocco

 In corrispondenza di ogni punto il concorrente troverà un prisma triangolare di stoffa bianco e arancione, detto lanterna, e un punzone che gli servirà per registrare il proprio passaggio sul testimone di gara.
 Il tempo di gara di ogni concorrente parte al momento della consegna della   cartina e viene fermato nel momento in cui il partecipante punzona il punto   finale posizionato all’arrivo: vince quindi chi completa correttamente il   percorso con il miglior tempo.
L’orienteering, oltre ad essere adatto a tutte le età, non è uno sport che richiede una particolare forza fisica o agilità dato che si basa molto sul saper ragionare e trovare il percorso più veloce e agibile per completare la gara. 

Siamo stati divisi in squadre dagli istruttori e ad ogni squadra sono state spiegate le regole e consegnato il kit per giocare (cartellino, mappa e bussola); l’obbiettivo era di trovare 15 lanterne sparse per la zona del Lago di Capodacqua, vicino al fiume Tirino, in 45 minuti: a quel punto abbiamo  potuto iniziare la ricerca.
La cosa più bella di questo sport è il potersi muovere liberamente a differenza di altri sport con schemi fissi da seguire e regole rigide.

Foto di Luigi Iocco

 Solitamente, quando facciamo un’escursione, non ci muoviamo al di fuori dei percorsi prestabiliti, rimaniamo sulla strada da seguire; facendo orienteering abbiamo provato invece cosa significa non avere una via da seguire e costruire da soli un percorso coi pochi aiuti dati.
Credo che questo sport debba essere valorizzato molto di più e provato almeno una volta nella vita perché è davvero un’esperienza diversa dal solito e, soprattutto, insegna a conoscere il territorio in cui si vive e a sapersi orientare in zone che non si conoscono.

Alessandro Barisano