“Scegliete la vita; scegliete un lavoro; scegliete una carriera; scegliete un maledetto televisore a schermo gigante; scegliete lavatrici, automobili, lettori CD e apriscatole elettrici; scegliete di sedervi su un divano a spappolarvi il cervello e ad annientarvi lo spirito davanti a un telequiz. E alla fine scegliete di marcire; di tirare le cuoia in un ospizio schifoso, appena un motivo d’imbarazzo per gli idioti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi. Scegliete il futuro. Scegliete la vita.”
Trainspoting, cult della storia del cinema, è un film del 1996 ed è una raffigurazione drammatica, cruda e cinica della vita, lo sgretolamento di sogni, ambizioni e certezze. La trama è semplice e incisiva: cinque amici scozzesi vogliono evadere dal malinconico concetto di “vita normale”.
I cinque, Mark Renton, Sick Boy, Francis Begbie, Spud e Tommy, vanno oltre l’asfissia claustrofobica della vita vissuta come una prigione e lo fanno attraverso l’uso dell’eroina. Loro vivono di truffe e furti per guadagnarsi la loro dose giornaliera. Renton, il protagonista, ad un certo punto vuole rimettersi in sesto e disintossicarsi. Quando Renton si libera dalla droga lascia risvegliare in lui il lato sedato della sessualità. Una notte in un nightclub conosce Diane, figura che rimarrà al suo fianco fino alla fine. Nel frattempo, Tommy cade in depressione dopo essere stato lasciato dalla fidanzata. La noia di una vita senza droga porta Renton, Sick Boy e Spud a tornare alla tossicodipendenza, con l’aggiunta di Tommy che vuole provare l’esperienza. Tornare all’eroina porta a piccoli crimini, ad un processo per Renton e Spud, e alla prigione per quest’ultimo. Renton sopravvive a un’overdose e si disintossica definitivamente, ma Begbie e Sick Boy lo coinvolgono ancora in attività illegali.
Ma lo scopo qual è? La ricerca della felicità? L’illusione della libertà? Forse il crogiolarsi nella più piacevole delle sensazioni… l’estasi? No, lo scopo è fuggire dalla schiavitù della società e dalle responsabilità che sono legate al sano e artificiale modello di vita classica. “Io ho scelto di non scegliere la vita, ho scelto qualcos’altro… Le ragioni? Non ci sono ragioni… Chi ha bisogno di ragioni quando ha l’eroina?”
L’essere dei tossicodipendenti incalliti e privi di speranza li fa vivere temporaneamente nel migliore dei modi possibili. Francis Begbie, l’unico della comitiva che non fa uso di droghe, ha problemi di rabbia, manie di protagonismo ed è un alcolizzato. Spud, pacifico e simpatico, è un ragazzo assente, dal cervello bruciato. Sick Boy è stravagante, esaltato e talentuoso. Quando Renton si prenderà una pausa dalle droghe, lui lo imiterà ma solo per dimostrargli la sua teoria incentrata sulla sminuimento dei valori etici e morali della società e della vita priva di droga. Tommy sarà l’ultimo a iniziare con l’eroina ma anche il primo a morirne.
Il film, visto dalla prospettiva di Renton, mostra l’esistenza di un punto di non ritorno che segna la fine dell’estasi comune. Per i personaggi ci sarà un’inarrestabile e personale declino che li porterà a perdere il controllo, a smarrire la coscienza del giusto, a privarsi di ogni percezione e a cadere in un vortice senza fine.
Trainspotting è una vivida e crudele descrizione del malessere esistenziale. Ancora oggi, dopo 20 anni, è un film incredibilmente attuale. Le scene sono forti e struggenti, le immagini crude e disturbanti. Il film è la fotografia della tragica e disperata ricerca di normalità e felicità da parte di un tossico che tenta accanitamente di mettere a posto la sua vita. Tante sono le scene disturbanti: la morte del bambino di Sick Boy, la forte e ripetuta violenza di Francis, le crisi d’astinenza e le allucinazioni di Renton, la morte di Tommy ed infine il tradimento da parte del protagonista nei confronti del gruppo.
“La verità è che sono cattivo, ma questo cambierà, io cambierò. È l’ultima volta che faccio cose come queste, metto la testa a posto, vado avanti, rigo dritto, scelgo la vita. Già adesso non vedo l’ora, diventerò esattamente come voi; il lavoro, la famiglia, il maxitelevisore, la lavatrice, la macchina, il cd e l’apriscatole elettrico, buona salute, colesterolo basso, polizza vita, mutuo, prima casa, moda casual, valigie, salotto di tre pezzi, fai da te, telequiz, schifezze della pancia, figli a spasso nel parco, orario d’ufficio, bravo a golf, l’auto lavata, tanti maglioni, natale in famiglia, pensione privata, esenzione fiscale, tirando avanti lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirai.”
Natalija Kimsevic