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Tra storia e Abruzzo: il mistero del Guerriero di Capestrano

Appena sotto il borgo di Capestrano, è stata rinvenuta, nel 1934, la più famosa necropoli arcaica abruzzese, all’interno della quale è stata scoperta un’opera, ad oggi, simbolo dell’intera regione: il Guerriero di Capestrano.

La necropoli era pertinente ad un vicino abitato protostorico relativo all’età neolitica, che comprendeva una vastissima area posta a 298 metri sul livello del mare, compresa tra Capestrano-Capodacqua-Ofena, che ha prolungato la sua vita fino all’età imperiale (l’antica Aufinum). La quantità e la qualità di reperti che vi sono stati rinvenuti testimoniano una presenza continua di insediamenti dal neolitico fino al periodo tardoantico (dal III al VI secolo d.C.). Quello che è venuto alla luce dalla terra delle campagne sotto Capestrano è una realtà raramente documentabile altrove, con un’ importanza storico-archeologica di sorprendente interesse.

Nella campagna di scavo condotta tra il settembre e il dicembre del 1934, insieme al Guerriero, furono rinvenute una trentina di tombe ad incinerazione e ad inumazione, risalenti al V-IV sec. a.C. (età del ferro). Ulteriori indagini di scavo hanno identificato la presenza di una gradinata semicircolare posta su un pendio, interpretata come cavea di un edificio che poteva servire come teatro o come luogo di adunanze pubbliche. Il rinvenimento dei reperti funerari nella contrada “il Lago” (ad est dell’abitato sulla cima del Colle Sant’Antonino e sulle sue pendici), e la localizzazione di tombe che vanno dal VI sec. a.C. all’età imperiale (ad ovest dell’abitato), insieme ai tratti delle diverse cinte murarie, confermano l’esistenza di un unico ampio centro da identificare con l’antica Aufinum.

Numerosi reperti rinvenuti nell’area archeologica di Capestrano sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo.

Il Guerriero di Capestrano è una scultura che colpisce, non solo per l’aspetto estetico, ma anche per il profondo significato culturale e storico. Realizzata in pietra calcarea, la scultura rappresenta un’abilità tecnica notevole. La lavorazione della pietra è così fine da rivelare dettagli intricati, come le pieghe dell’armatura e le decorazioni dell’elmo. Questi elementi non solo mostrano la maestria degli artigiani piceni, ma anche la loro comprensione della figura umana e della proporzione.

Il Guerriero di Capestrano è spesso interpretato come una figura simbolica della guerra e della protezione. La sua armatura e le armi non sono solo pratiche, ma anche rappresentative di un ideale di nobiltà ed onore. L’elmo, in particolare, può essere visto come un simbolo della sua identità e status sociale, suggerendo che il guerriero non sia solo un combattente, ma anche un leader. La scultura è caratterizzata da una postura eretta e fiera, con il busto leggermente ruotato e lo sguardo diretto, che trasmette una forte presenza. Il volto, con tratti marcati ed uno sguardo intenso, racconta una storia di determinazione e saggezza acquisita attraverso le esperienze di battaglia. Inoltre, i dettagli dell’armatura e delle armi riflettono non solo la funzionalità, ma anche un’estetica che parla di prestigio e potere. I motivi decorativi presenti sull’elmo e sull’armatura possono avere significati rituali o simbolici, legati alla cultura picena.

Il guerriero non è quindi solo un’opera d’arte, ma un simbolo dell’identità picena e della loro concezione di eroismo. In un’epoca in cui le tribù erano spesso in conflitto tra loro, questa figura rappresentava l’ideale del guerriero, ovvero un protettore della comunità ed un difensore dei valori culturali. Da sempre, però, il Guerriero di Capestrano ha ispirato tantissimi racconti popolari e leggende ancor oggi irrisolte.

Secondo alcune storie tramandate oralmente, il Guerriero non sarebbe semplicemente un monumento funerario, ma il custode di un regno perduto, eretto per proteggere gli antichi abitanti della valle del Tirino. Questa valle, luogo di scoperta della statua, è ricca di storia e tradizioni, e il Guerriero viene spesso considerato un simbolo di protezione che ancora oggi veglia sulla terra e sulla gente d’Abruzzo. Un’altra leggenda racconta che la statua possiede un potere magico: chi la tocca, o anche solo la osserva con attenzione, può ricevere forza, coraggio o ispirazione, quasi fosse un antico talismano. Questa credenza potrebbe essere nata dalla maestosità della statua, la cui imponenza sembra trasmettere un senso di potenza e determinazione. C’è anche chi vede nel Guerriero un antico re, un sovrano italico la cui memoria è stata immortalata nella pietra come simbolo di rispetto e venerazione. I dettagli dell’abbigliamento e delle armi scolpiti nella statua potrebbero rappresentare il rango e l’autorità di un leader che ha segnato la storia del popolo da lui governato. Non mancano le leggende più oscure: si dice, ad esempio, che la statua porti sfortuna a chiunque tenti di spostarla o danneggiarla. Questo mito potrebbe aver avuto origine per scoraggiare atti di vandalismo, ma ha contribuito a creare attorno al Guerriero un’aura quasi sacra. Infine, una delle storie più suggestive riguarda le notti di luna piena: si narra che l’ombra del Guerriero si muova nei campi attorno a Capestrano, come se la sua figura prendesse vita per controllare i suoi antichi domini. Questo racconto, benché fantastico, è profondamente radicato nell’immaginazione locale e aggiunge un ulteriore velo di mistero a una scultura già ricca di fascino. Queste leggende, nate dall’incontro tra storia e immaginazione popolare, dimostrano quanto il Guerriero di Capestrano sia più di un reperto archeologico: un simbolo identitario per l’Abruzzo, un collegamento con il passato italico e un soggetto che continua a ispirare ammirazione e curiosità in chiunque lo osservi.  

Di Risio Vincenzo

Faella Riccardo

Funicello Matteo