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Il cammino verso la riparazione. Incontro emozionale con Pinuccio e Lella Fazio

Il 14 gennaio, nell’ambito del Festival della Scienza Ad/ventura, gli ospiti presenti in Auditorium hanno ascoltato, circondati da un silenzio emozionante, la testimonianza di Pinuccio e Lella Fazio, genitori di Michele, ucciso dalla mafia nel 2001.

Ad aprire l’incontro il Consigliere di Stato, Luca Monteferrante, che ha parlato di giustizia riparativa (qualsiasi procedimento che permette alla vittima e all’autore del reato di partecipare attivamente, se vi acconsentono liberamente, alla risoluzione delle questioni risultanti dal reato con l’aiuto di un terzo imparziale) e di quanto sia importante il dialogo. Ha citato inoltre l’esempio dell’apartheid in Sudafrica, di come Nelson Mandela avesse previsto nella Costituzione la sospensione dell’azione plenaria: l’autore di un crimine razziale poteva autodenunciarsi e lo Stato concedere l’amnistia.

La parola è poi passata a Pinuccio Fazio che ha raccontato della tragedia che lui e la sua famiglia hanno vissuto, il 12 luglio 2001, quando suo figlio Michele, di 15 anni, è stato ucciso per errore da un proiettile vagante durante un conflitto a fuoco tra clan rivali.

“Quel giorno è stato l’inizio di una battaglia, per ottenere la giustizia che Michele meritava”.

Pinuccio racconta di come non si sono mai arresi nel cercare di sconfiggere questi clan, di come lui e sua moglie abbiano combattuto e non si sono mai fatti sconfiggere.

Non si sono abbattuti neanche quando il caso è stato archiviato: hanno chiamato la stampa, hanno fatto un appello pubblico chiedendo a tutte le forze dell’ordine di continuare a cercare gli autori di quell’atto terribile. Da quel giorno Pinuccio e Lella sono riusciti ad ottenere il sostegno di tutti e ad essere quasi temuti dai clan che vivevano nel loro quartiere.

Alla fine sono riusciti a trovare i quattro ragazzi che avevano ucciso Michele e, dice Pinuccio, sono anche riusciti a perdonare uno di loro, che ha scritto una lettera dal carcere per scusarsi di quello che aveva compiuto.

Lella, la madre di Michele, ha raccontato dell’orribile periodo che ha vissuto, di come la perdita di un figlio non è per niente una cosa facile da superare, di come è riuscita a riprendersi dopo tanto tempo, a riprendere in mano la sua vita e quella dei suoi figli che, come lei, erano distrutti.

Non incolpa i ragazzi che hanno ucciso suo figlio, ma i genitori e il modo in cui sono cresciuti, avvertendoci di stare attenti alle nostre azioni, che possono essere divertenti una volta ma poi possono diventare pericolose. La sua è stata una testimonianza preziosa, ha parlato da mamma, consigliandoci di vivere la vita così com’è perché è una sola e imprevedibile.

Emozionante il ricordo che Lella ci lascia a fine incontro: quando finalmente erano riusciti a fare giustizia per Michele, lei corre a casa, spalanca le finestre e urla: “È arrivata primavera, finalmente siamo liberi”.

Valentina Pasquali