“Si racconta che, quando le ultime luci del giorno svaniscono e le tenebre avvolgono la città, un altro mondo si risveglia tra i vicoli di Vasto. Un mondo sospeso tra verità e mistero, dove gli spettri e le presenze del passato prendono vita.”
La sera del 14 gennaio, in occasione del Festival della Scienza Ad/Ventura, nel centro di Vasto si è svolta un’interessante passeggiata a cura di Alessandro Cianci, autore del libro “A spasso per Vasto – Storie, curiosità e aneddoti della toponomastica cittadina”.
Alessandro Cianci, ex studente del Mattioli, oggi scrittore, si è laureato in economia e successivamente ha conseguito un dottorato di ricerca in politica economica.
In seguito ha deciso di assecondare una passione che lo accompagna fin da ragazzo: la storia e la scoperta della sua città.
Il suo sapere è stato poi condensato in due libri, che hanno trovato piena espressione nella realizzazione della passeggiata itinerante “Vasto Ghost Tour”, durante la quale lo scrittore ci ha accompagnati a scoprire i misteri e i segreti che avvolgono la nostra piccola – ma ricca – città del Vasto.
Il giro è iniziato dalla enigmatica Chiesa di San Michele, originaria del ‘600 e voluta da Diego D’Avalos, un santuario all’apparenza unicamente cristiano, ma che nasconde vari significati occulti.
Il primo dettaglio inspiegabile è la presenza di sette statue di arcangeli: gli arcangeli canonici, infatti, sono solamente tre; i restanti quattro sono considerati apocrifi dalla Chiesa Cattolica – che ne vieta il culto – e venerati solo dalle popolazioni di religione ortodossa. La vicinanza con il quartiere ortodosso, fa dunque credere che la chiesa sia stata frutto dell’unione di cattolici e ortodossi, all’epoca perfettamente integrati all’interno della società.
Inoltre, persino la posizione atipica della chiesa stessa sembrerebbe essere un mistero, poiché i santuari dell’arcangelo erano usualmente collocati in presenza di grotte e corsi d’acqua, in questo caso assenti. Eppure è probabile che ci fossero delle cavità nelle vicinanze – richiuse in epoche successive – o addirittura sotto la chiesa stessa, oltre che il pozzo dell’acquedotto romano, poi inglobato nel santuario e ancora visibile grazie al numero 58 sulle mura esterne.
Dopo esserci lasciati alle spalle un alone di mistero, siamo passati alla Chiesa di Santa Maria Maggiore, chiesa madre del centro storico, il santuario più rimaneggiato della città: da luogo di culto, a castello, a teatro delle lotte tra mariani e petroni.
Secondo gli studi è stato il luogo del primo insediamento romano, svuotato in seguito alla caduta dell’impero d’Occidente e ricostruito durante il periodo dell’incastellamento.
Le tracce di un’epoca più antica sono visibili sulle mura laterali che si affacciano su via Santa Maria, dove presumibilmente era presente l’ingresso originale.
Infatti l’edificio nel 1800 venne ricostruito e ampliato: si aggiunsero tre navate e venne spostato l’ingresso, oggi posizionato lateralmente.
I misteri del borgo proseguono poi con il bassorilievo di “Zà Mascia”, ovvero Zia Mascia che, secondo la tradizione popolare, porterebbe fortuna agli innamorati. Tuttavia secondo vari studiosi non raffigura una donna dai capelli lunghi, bensì un guerriero medievale o un monaco filippino steso sul letto di morte.
Tra i vicoli silenziosi, lo scrittore Cianci ci ha poi esposto una teoria secondo cui il teatro romano, fino ad ora creduto mancante, potrebbe essere nascosto tra le mura romane nel cuore della città.
Ci siamo salutati con la promessa di impegnarci alla scoperta, all’approfondimento della storia e dei segreti della nostra Vasto e con una breve intervista.
Come è passato da studiare materie così lontane tra loro: prima economia e poi la storia?
Ho cominciato per pura passione dopo il dottorato in economia. Avevo iniziato a lavorare e non avevo più nulla da studiare, così ho ripreso ciò che avevo cominciato da ragazzo leggendo dei libri sulla storia di Vasto. Negli ultimi sei anni invece ho cominciato a dedicarmi a questi studi in modo più sistematico, facendo ricerche, approfondendo e scrivendo.
Adesso invece di cosa si occupa?
Ad oggi continuo a studiare e fare ricerche. Ho scritto due libri sulla storia di Vasto, anche se inizialmente scrivevo principalmente articoli per le testate giornalistiche locali. Ho smesso di occuparmi da tempo di economia e oltre ai miei studi storici, lavoro come funzionario nel tribunale della città.
Qual è la più bella scoperta che ha fatto?
Probabilmente i segni grafici presenti in in bunker a Punta Penna che sono riuscito ad interpretare. Li avevano lasciati dei soldati pakistani aggregati al contingente inglese durante la seconda guerra mondiale, mentre erano d’istanza qui a Vasto.
Consiglierebbe questo lavoro alle nuove generazioni?
Il mio consiglio generale è di seguire le proprie passioni e quindi di fare qualunque cosa con piacere. Anche quello dello storico e del professore di storia è un bellissimo lavoro, ma appunto l’importante è fare ciò che più ci appassiona.
Quale luogo sogna di visitare e studiare oltre Vasto?
In realtà nessuno. Vorrei approfondire il nostro territorio, cercando soluzioni ad alcune questioni irrisolte, trovando documenti storici ancora mancanti. Non sarà semplice e probabilmente non ci riuscirò io, ma se qualche giovane ricercatore, leggendo i miei libri, riuscisse ad incuriosirsi abbastanza da approfondire alcuni temi, ne sarei davvero molto contento.
Mario Forgione