In un’epoca in cui siamo sempre più indipendenti, ognuno di noi ha più esigenze e, nel mondo del lavoro, aumenta la richiesta di capacità di teamworking, diventa necessario saper gestire bene i conflitti, siano questi tra partner, amici o colleghi. Ma come fare?
Ne hanno parlato la dott.ssa Ivana De Leonardis, Consulente familiare, e Roberto Di Virgilio, Avvocato mediatore, nella mattinata di sabato 18 gennaio, in un incontro tenutosi in Sala Aldo Moro e che ha visto la partecipazione delle classi quinte del nostro Istituto in occasione dell’ultimo giorno dedicato alla 26esima edizione del Festival della Scienza Ad/ventura.
Il meeting ha voluto analizzare il fenomeno del litigio, dalla nascita alle conseguenze, attraverso una doppia prospettiva psicologico-legislativa, a partire dal presupposto che esso non rappresenti solo un momento di crisi, ma un aspetto essenziale della vita dell’uomo e delle relazioni interpersonali e che, se ben affrontato, permette un’ importante crescita negli individui coinvolti.
Innanzitutto- ha spiegato la dott.ssa De Leonardis – il modo in cui questo si sviluppa è assolutamente naturale e si basa sul principio di simile/ diverso che entra in gioco quando si crea un legame affettivo: allo stesso modo in cui tendiamo a legarci a chi ha qualcosa in comune con noi, identifichiamo come “nemico” il diverso. A tal proposito ha citato l’esperimento di Robbers Cave, città dell’Oklahoma: un gruppo di ragazzi che non si conoscevano tra loro, divisi in due squadre e fatti gareggiare in una serie di sfide, hanno sviluppato un senso di appartenenza alla propria squadra tale da arrivare a sabotare quella avversaria e a considerarne i membri nemici; quando poi sono stati chiamati insieme a risolvere dei problemi, hanno avuto l’occasione di parlare e si sono riappacificati gli uni con gli altri.
La dottoressa ha parlato del fatto che, nella natura inevitabile dei conflitti, assume un ruolo fondamentale la comunicazione e nel suo lavoro di consulente familiare questo è più evidente che mai. Tuttavia, ci sono dei margini oltre i quali, nell’affrontare le questioni di litigio, il compromesso del dialogo non è necessario e deve entrare in gioco la legge.
A questo punto ha preso la parola l’Avvocato Di Virgilio, a illustrare la definizione di giustizia e la sua distinzione in giustizia “dall’alto” e “‘umana”. La prima, rappresentata dalla dea bendata con bilancia e spada nelle mani, è simbolo della giustizia classica, ideale, assolutamente imparziale; la seconda, invece, è quella che assolutamente imparziale non può esserlo ed è proprio quella di cui l’avvocato si occupa. Seppur la legge sia, forse, la forma di “conflitto evoluto” per eccellenza, non si può pensare di operare senza guardare negli occhi il cliente, senza capire le necessità e le difficoltà delle persone che si hanno davanti.
In sostanza, l’arte dell’evitare litigi, se così si può chiamare, non esiste. La soluzione migliore, spiegano i relatori, è quella di ‘evolvere’ il modo in cui lo facciamo e affrontare ogni controversia nell’ascolto e nel rispetto dell’altro.
Arianna Roberti