“E quando arriva la notte e resto sola con me, la testa parte e va in giro in cerca dei suoi perché, né vincitori né vinti si esce sconfitti a metà”.
Così canta Arisa nel brano “La notte”, scritto da Giuseppe Anastasi e presentato dalla cantante a Sanremo 2012. La notte è l’unico momento della giornata che sin dall’antichità non è cambiato. Sì, le giornate sono diventate più frenetiche, siamo tutti molto più occupati e pieni di impegni, ma ogni giorno, quando arriva
la notte, ci ritroviamo nello stesso posto. La società è in continua trasformazione, tranne durante la notte; le luci si spengono e con esse anche le differenze sociali. Essa segna la fine della giornata e dà senso ad essa. Non possiamo evitarla, né tantomeno ignorarla. Un punto d’arrivo in cui tutto sembra fermarsi tranne la nostra mente.“La testa parte e va in giro”. È l’unica occasione della giornata in cui si è veramente soli e durante la quale tutti siamo costretti a far conto con i nostri pensieri, felici e distruttivi che siano. La cantante parla di un dolore che tutti indistintamente proviamo e che non si arresta.
“Ma c’è il dolore che sale, che sale e fa male. Arriva al cuore lo vuole picchiare più forte di me. Prosegue nella sua corsa, si prende quello che resta, Ed in un attimo esplode e mi scoppia la testa”
Una sofferenza che partendo dalle parte inferiore del corpo, sale lungo le ginocchia e ci attraversa interamente, fino a far vomitare e piangere.
“Ora è allo stomaco, fegato, vomito, fingo ma c’è”. Un dolore che, in questo caso, scaturisce da un amore finito. Un sentimento che continua nonostante il frapporsi delle avversità della vita.
“La vita può allontanarci, L’amore poi continuerà”. Una canzone che trasmette malinconia e nostalgia sin dal primo ascolto. Protagonista è la notte, momento per il quale nessuno si interroga. Essa Non viene vissuta, è necessaria. Non si parla a qualcuno di quello che si fa di notte, perché è un momento intimo e al quale non ci preoccupiamo di dare un senso. Non viviamo attendendo la notte, ma nella notte aspettiamo che arrivi il giorno seguente. Non pensiamo a ciò che faremo durante la notte perché, stando soli, non dobbiamo niente a nessuno se non a noi stessi. Una sorta di intervallo dalla realtà, che si contrappone al caos giornaliero e ci offre una pausa
necessaria. Non è presente, non è passato e non è futuro. Una volta che giunge non siamo più nessuno. Né vincitori, né vinti perché i nostri traguardi o insuccessi svaniscono. Sì, le nostre giornate, grazie ad essi possono cambiare, nel meglio o nel peggio, ma non lo fa la notte. Tutto ciò che facciamo, di giusto o sbagliato, perde di significato. Ricominciamo ad esistere il giorno seguente e per questo ne siamo contenti o ce ne crucciamo. Leopardi riteneva che la notte fosse il momento in cui noi dobbiamo far conto con le nostre fragilità. Non si tratta solo di un buio fisico, ma esistenziale. La notte rappresenta la nostra impotenza davanti all’infinità del mondo. La verità della condizione umana è messa a nudo.Non c’è da meravigliarsi sé questa canzone è stata una delle più ascoltate e con più successo dell’album “Amami”, terzo disco in studio di Arisa.
La notte ci annulla, e noi e i nostri pensieri, per un piccolo momento, cessiamo di esistere.
“Il sole adesso dov’è?
Mentre il dolore sul foglio è
Seduto qui accanto a me
Che le parole nell’aria
Sono parole a metà
Ma queste sono già scritte
E il tempo non passerà”
Carola Monte