Il 28 luglio 1914 è una fra le principali date che i professori di storia chiedono di ricordare agli studenti: essa determina l’inizio della Prima guerra mondiale.
Esattamente un mese prima un giovane studente serbo, Ganvrillo Princip, uccise a Sarajevo, in territorio austriaco, l’erede al trono dell’Impero austro-ungarico: Francesco Ferdinando.
L’Austria dichiarò guerra alla Serbia.
L’assassinio dell’erede al trono fu soltanto il pretesto, prima di questo avvenimento ci furono un susseguirsi di cause più profonde. Un ruolo molto importante: la “corsa agli armamenti”, con la crescita di acquisto di armi e strumenti di guerra da parte dei governi europei; il primo paese ad essere d’esempio fu la Germania seguita dalla Gran Bretagna.
In seguito all’aumento di strumenti bellici, era evidente che tra le potenze europee si era instaurato un rapporto di tensione, inoltre negli stati più armati cresce l’influenza esercitata sui governi dagli ufficiali dell’esercito e dai proprietari delle industrie, interessati a scelte di guerra.
Un altro punto di notevole importanza fu l’ideologia nazionalista, diffusa tra tutta la popolazione dai contadini ai capi del governo; questi ultimi furono meravigliati dall’entusiasmo del ceto medio, infatti i “potenti” delle nazioni si aspettavano proteste contro la guerra specialmente dalla classe operaia che simpatizzava per i socialisti, notoriamente pacifisti.
L’influenza del nazionalismo si rivelò più forte rispetto alle tendenze pacifiste, la maggior parte dei partiti socialisti, all’inizio del conflitto, abbandonarono le ideologie pacifiste e si schierarono con i partiti favorevoli alla guerra.
La posizione dell’Italia all’inizio del conflitto era molto particolare, il nostro Paese era alleato con l’Austria e la Germania, tuttavia non era intervenuta al loro fianco, la Triplice alleanza era un trattato difensivo: gli stati che ne facevano parte erano tenuti ad entrare in guerra al fianco degli alleati solo se questi venivano aggrediti. Poiché erano stati gli imperi centrali a dichiarare guerra, l’Italia decise di rimanere neutrale.
All’interno del paese una parte dei politici e della popolazione voleva approfittare della situazione per dichiarare guerra all’Austria e di riprendersi Trento e Trieste ancora sotto il dominio austriaco, i maggiori sostenitori furono i nazionalisti essi erano dell’opinione che l’Italia dovesse iniziare una politica espansionistica considerando la guerra un’attività giusta e necessaria.
Ad affiancare i nazionalisti vi erano i democratici repubblicani, i socialisti e i proprietari di grandi industrie belliche. Tuttavia la maggior parte dei socialisti erano contrari alla partecipazione dell’Italia in guerra per diversi motivi, essi la consideravano un male e avrebbe portato solo sofferenze, insieme ai socialisti erano presenti esponenti politici cattolici e liberali progressisti.
L’Austria decise, quindi, di inviare delle trattative all’Italia: la prima era disposta a cedere il Trentino in cambio della neutralità da parte della seconda ma nonostante ciò il nostro paese decise di entrare in guerra, molte furono le ragioni, in primo luogo al governo vi erano gli esponenti di quella parte dei liberali favorevoli al conflitto, inoltre il re Vittorio Manuele lll era a favore di questa decisione perché in questo modo avrebbe aumentato la sua fama anche se la maggioranza del Parlamento era contraria alla guerra.
Il governo e il re decisero di sottoscrivere un accordo segreto senza consultare il Parlamento, il “Patto di Londra”, firmato il 26 aprile 1915, con il quale l’Italia s’impegnava ad entrare in guerra a fianco della Gran Bretagna, Francia e Russia, che costituivano la Triplice Intesa, e in caso di vittoria, il nostro paese avrebbe ricevuto diversi territori: il Trentino, Trieste, Gorizia, l’Istria e parte della Dalmazia.
Il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra.
La situazione sul fronte occidentale non era tra le migliori: tra il 1915 e il 1916 le battaglie continuarono a provocare migliaia di morti senza notevoli spostamenti sul fronte. Anche qui la guerra aveva assunto il carattere di una guerra di trincea, gli eserciti si schieravano l’uno di fronte all’altro all’interno di lunghissime linee di combattimento e i soldati all’assalto erano esposti a una carneficina.
Nel 1917 era scoppiata la rivoluzione russa che porterà al ritiro della nazione dal conflitto, sempre nell’aprile dello stesso anno entreranno nella prima guerra mondiale gli Stati Uniti, il governo statunitense aveva appoggiato dall’inizio della Gran Bretagna e Francia con aiuti economici, tuttavia non aveva deciso di entrare del conflitto.
Quest’anno portò una grande sconfitta sul fronte italiano, il 24 ottobre le truppe austro-tedesche riuscirono a sfondare il fronte italiano a Caporetto e penetrarono nel nostro territorio fermandosi al fiume Piave.
La decisione di dichiarare guerra alla Germania e Austria fu determinata da due fattori: innanzitutto la guerra sottomarina praticata dalla marina tedesca minacciava i commerci internazionali visto che i missili colpivano le navi americane, inoltre gli Stati Uniti volevano evitare che le ingenti somme di denaro fossero vane.
Le truppe tedesche tentarono un’ultima offensiva contro la Francia nel marzo del 1918 e nell’agosto dello stesso anno le truppe francesi, inglese e americane sfondarono il fronte occidentale, visto l’imminente sconfitta militare, l’imperatore fu spinto ad abdicare e il governo tedesco dovette firmare l’armistizio l’11 novembre 1918.
Dopo la sconfitta a Caporetto si formò un governo di unità nazionale e venne sostituito il capo di stato maggiore dell’esercito; il generale Armando Diaz al posto di Luigi Cadorna.
Diaz capì che per spingere le truppe al combattimento doveva offrire delle prospettive per il futuro, infatti promise in caso di vittoria di far ricevere ai soldati, la maggior parte erano contadini, un appezzamento di terra. Tutto ciò si dimostrò efficace, l’esercito riuscì a resistere a un nuovo attacco nemico e a sfondare le linee degli avversari a Vittorio Veneto il 24 ottobre del 1918.
Sconfitto dagli italiani, l’impero austro-ungarico firmò l’armistizio il 4 novembre 1918.
La Grande Guerra era finita.
Rossella Baldassarre