Lo strano caso del Dottor Jekyll e del signor Hyde è un romanzo breve dello scrittore scozzese Robert Louis Stevenson pubblicato nel 1886. La trama è incentrata sul tema dello sdoppiamento della personalità: un rispettabile dottore londinese, il dottor Jekyll, dopo aver sperimentato su se stesso una potente droga di sua invenzione, si trasforma nel terrificante Hyde, che incarna il lato malvagio del suo essere. Hyde (appare come un ominide primitivo rattrappito, nocchiuto… è elastico eppure goffo nel camminare e nel calarsi nei panni dell’uomo civile… il suo linguaggio è per testimonianza indiretta impedito nell’articolazione, incerto e farfugliante) si macchia di orrendi delitti e la sua evocazione da parte di Jekyll aprono una crisi insanabile che impedisce la ricomposizione dell’animo scisso del dottore e lo proiettano verso la follia.
Chiude il romanzo il memoriale di Henry Jekyll, scritto in prima persona, in cui confessa di aver lavorato a lungo su un preparato chimico per liberare la doppia natura (quella buona e quella malvagia) della propria indole: “Ogni giorno, e secondo i due impulsi del mio animo, morale e intellettuale, io mi avvicinai così a quella verità, la scoperta parziale della quale mi ha trascinato a una così orribile catastrofe: e cioè che l’uomo non è in verità unico ma duplice”.
Alla ricerca scientifica si è presto unito in Jekyll il desiderio di assecondare e sfogare le proprie pulsioni inconsce mantenendo una facciata di ordine e rispettabilità; tuttavia, come egli riconosce, la sua ambizione non è riuscita a controllare la mutazione: egli, nottetempo, si trasforma in Hyde. Capisce così che il suo tentativo scientifico di differenziare le due diverse “nature” umane per poter sopprimere quella malvagia è drammaticamente fallito. Anzi, Hyde sta prendendo il sopravvento: se prima la trasformazione era notturna ed indotta solo dalla pozione, ora Jekyll scopre di trasformarsi in Hyde anche di giorno.
Schiavo di se stesso, Jekyll scopre per di più che la pozione, in via di esaurimento, è ormai inefficace su di lui, assuefatto al medicinale e destinato a trasformarsi in Hyde in maniera definita.
Stevenson fa coincidere il Bene e il Male all’interno della stessa personalità, come due facce della stessa medaglia. Il romanzo si presenta così come una riflessione sui lati nascosti della personalità umana e una critica neanche troppo velata ai “miti” della società vittoriana (il progresso scientifico, la rispettabilità borghese, l’ordine e il decoro morale) che vengono sconvolti e ribaltati del tema del doppio. Come dice Jekyll: “Provavo spesso voglia di divertirmi; e siccome i miei piaceri (per non dir altro) non erano decorosi e siccome io ero persona non solo conosciuta e considerata ma anche prossima all’età matura, tale incoerenza della mia vita diventava ogni giorno più sgradevole”.
Un uomo tormentato da una immane doppiezza.
La storia di Jekyll e di Hyde segna il culmine della fascinosa indagine stevensoniana sulla scissione della personalità, e ci obbliga a riconoscere non tanto che sotto la pelle di un uomo ce ne sono due, quanto che due uomini sono la medesima persona.
La mostruosità di Hyde consiste proprio nell’essere Jekyll, vale a dire la ragione, la mente, la rispettabilità intangibile che assapora piaceri proibiti estroflettendosi in un altro da sé, in una mostruosità primigenia in cui si condensa la latente barbarie. Il rapporto che lega Jekyll a Hyde è il paradosso di essere “due persone in una” si specifica come sdoppiamento dell’esistenza in termini di mente e di corpo, mettendo in contrapposizione la maschera razionale e virtuosa di Jekyll e la materialità bruta di Hyde. Ciò significa che Hyde è l’estroflessione di quella parte che Jekyll non vuole pubblicamente riconoscere in sé e che ha quindi nascosto. Hyde è la corporeità, il desiderio, la trasgressione condannati e degradati che Jekyll occulta e proietta in un altro per istituirsi come pura ragione e incontaminata virtù. Ma Hyde non serve soltanto a salvare la buona coscienza di Jekyll e ad assumere su di sé quanto contraddice la maschera che questi si è imposto, infatti egli deve altresì garantire l’appagamento segreto degli istinti più bassi.
Nella psicologia junghiana (Carl Gustav Jung), Mr Hyde rappresenta l’Ombra dello stimato Dr. Jekyll, la sua parte non riconosciuta ed assassina che, essendo assolutamente inconscia e non integrata nella coscienza, finisce per prendere il sopravvento ed agire in modo inconsapevole e distruttivo. Come il Dr. Jekyll, tutti abbiamo una parte oscura che ci segue e ci sta accanto. Un’ombra che spesso non vediamo proprio perché quando c’è troppa “luce” essa sembra sparire. L’archetipo dell’Ombra è collegato a quello della Persona cioè a quella maschera dietro la quale nascondiamo agli altri e a noi stessi le parti di noi che riteniamo incompatibili con la personalità cosciente, con la quale invece amiamo identificarci e presentarci agli altri. Dietro quell’Io si nascondono gli impulsi aggressivi, le tendenze più immorali, gli aspetti meno nobili, ma anche quelli più fragili o immaturi: in ogni caso quei tratti che non rientrano nella persona che crediamo di essere e che, quanto più disconosciamo, tanto più agiscono in noi al di là della consapevolezza.
Non solo Stevenson, ma molti altri scrittori hanno trattato il tema del rapporto con l’Ombra, la proiezione e la scissione dell’archetipo: dal Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde al Narciso e Boccadoro di H. Hesse. In tutte queste opere è affrontato il rischio per la psiche di separare l’Ombra dalla parte luminosa della personalità, poiché la stessa continua a vivere nascostamente di una vita autonoma, ostacolando la piena realizzazione dell’individuo.
Venire a patti con essa, è infatti il primo passo per il processo di individuazione che come afferma Jung significa diventare quello che si è.
Nicole Manzi