Con l’inizio di un nuovo anno, è comune stilare una lista di propositi, speranze e desideri per i mesi a venire. Tra i più frequenti troviamo il desiderio di trovare la felicità , un obiettivo che spesso viene considerato come il fulcro di una vita piena e completa. Tuttavia, questa aspirazione si scontra con alcune riflessioni filosofiche che ci invitano a considerare la natura più profonda dei nostri desideri e della nostra insoddisfazione.
Arthur Schopenhauer, uno dei filosofi più pessimisti della storia, descrive la vita come un pendolo che oscilla tra la noia e il dolore. Secondo lui, l’uomo è costantemente spinto da desideri che, una volta realizzati, si rivelano incapaci di offrirgli la felicità tanto agognata, che si pensava raggiungibile solo attraverso il soddisfacimento di tali desideri. Questo meccanismo perpetuo ci porta a inseguire continuamente nuove mete, lasciandoci intrappolati in un circolo vizioso di aspettative disilluse.
Leopardi, dal canto suo, analizza la condizione umana con un approccio altrettanto disincantato: egli sostiene che la natura stessa è indifferente, se non addirittura maligna, nei confronti dell’uomo, il quale, conseguentemente, è condannato a un destino di insoddisfazione perpetua. La ricerca della felicità, pertanto, secondo Leopardi, è destinata a scontrarsi con una realtà che non può mai soddisfare pienamente le nostre aspirazioni.
Eppure, accanto a queste prospettive, troviamo il pensiero di Aristotele, che ha definito l’uomo come un animale sociale. Il filosofo greco, infatti, sostenendo che il benessere umano deriva anche dalle relazioni e dalla partecipazione alla vita comunitaria, dà vita ad un pensiero che apparentemente si oppone in modo antitetico all’idea che la felicità debba essere ricercata esclusivamente in sé stessi e che non debba dipendere da soggetti esterni.
Tuttavia, non è necessariamente un’opposizione: può essere visto, piuttosto, come un invito a trovare un equilibrio tra la dimensione individuale e quella sociale.
Ma se la felicità, che non è uno stato perenne e imperturbabile, fosse invece la somma di attimi preziosi da custodire con cura? Questo la renderebbe fatta di piccoli momenti che ci sorprendono e ci arricchiscono, senza che debbano necessariamente derivare dall’approvazione altrui o dal raggiungimento di obiettivi ideali, che, come abbiamo potuto apprendere dalla filosofia schopenhaueriana, non esistono.
Perciò, invece di cercare la felicità in una relazione romantica o in circostanze esterne, possiamo imparare a riconoscere e valorizzare i momenti di gioia fugace e accettare che la felicità autentica si fonda sull’equilibrio tra l’auto-consapevolezza e l’apertura agli altri, sulla capacità di accettare la vita con le sue imperfezioni e di apprezzare il presente per quello che è.
In conclusione, il nuovo anno può essere un’opportunità per riflettere non tanto su ciò che ci manca, ma su come possiamo valorizzare ciò che già abbiamo. La felicità è una condizione interiore, ma può essere concepita anche come il trovare un equilibrio con il mondo che ci circonda, fatto di momenti da vivere intensamente e da custodire nella memoria.
Forse, allora, il proposito più significativo da scrivere nella lista è questo: trovare me stesso e celebrare ogni attimo di felicità che la vita mi offre .
Chiara Di Mascio