La Llorona è uno spirito presente nel folklore messicano ma diffuso anche in tutta l’America latina. Il mito prende forma nel periodo della colonizzazione spagnola delle Americhe.
Per i coloni, la presenza aveva la forma di una bella donna in abito bianco, il viso coperto da un velo (per non mostrare il volto sfigurato dall’angoscia), che attraversa le strade e le piazze della città gettando grida di disperazione.
Molte delle versioni indicano la Llorona come protagonista di una tragica storia di amore e tradimento di donne (spesso) indigene con il proprio amante spagnolo, che alla fine porta all’infanticidio come manifestazione del desiderio di punire l’uomo, utilizzando il bambino come strumento di vendetta per essere stato fonte del disonore, ma anche per punire se stessa per la propria debolezza.
In Messico, dove la storia della Llorona è più radicata si racconta di una donna indigena che aveva avuto una relazione con un gentiluomo spagnolo da cui erano nati dei bambini che la madre amava, di cui si prendeva cura e proteggeva. Quando la donna chiese al gentiluomo di formalizzare la loro storia, lui rifiutò, forse per paura di cosa potesse pensare la gente. Dopo un po’ di tempo la donna lasciò l’uomo e lui si sposò con una donna spagnola dell’alta società. Quando la donna se ne rese conto, ferita e disperata, uccise i suoi figli annegandoli nel fiume, suicidandosi perché incapace di sopportare il senso di colpa. Da quel giorno, si ode il grido pieno di dolore della donna nei pressi del fiume in cui trovò la morte. Quando venne costituito lo stato del Messico, secondo la leggenda, i coloni imposero il coprifuoco nella capitale, per le strade vuote era possibile sentire il pianto di una donna.
Questa leggenda viene raccontata ai bambini così da evitare di farli uscire di casa la notte.
Giulia De Simone