L’ architetto del tempo

 

 

Nell’ora dei dannati
un mastino scava la mia carne.
Sotto la luna funebre
che suona di lamenti sordi,
il fango è ingorde di tombe aperte.

Punta il dito al tempo inclemente,
quando le torri che innalzi
si sgretolano
nella sabbia che scorre,
come sogni sciolti in polvere,
quando un uomo traccia una via
condannato
a non percorrere.

O punta il dito e condanna te stesso,
uomo che sogna di ergersi
ma rimane ad aspettare il silenzio,
senza sospiri incatenati, gemiti sghembi e urla sepolte,
adesso imbalsamato
non più straordinario,
perché sei architetto nella melma
delle segrete viscere.

Ma buttatevi pure fuori strada,
come vi pare.

Maria Sofia Spadaro VB Liceo Classico “G. Carducci” – Comiso (RG)