Di soli indovinelli
cotesto a me parlava.
Sol solamente quelli.
Di acri occhi esso scrutava,
con cuor cupo come neri augelli
e dal naso malfatto mea paura fiutava.
Da gl’orecchi sentìr me’ tristi lamenti
e poco afferrar de’ mie’ concetti,
fuoro lui e suo’ simil menti.
“A mea sola persona, a’ mei sonetti,
plaudite et esultate (co’ affetti cogenti),
che sol io taccio le ‘nsidie e li mali abietti.”
Di mesta cultura empiva l’ ignari cori,
ca’ nulla perdon, e nulla han da perdere,
poiché non s’avvalgon de’ grandi dolori,
che su lor semenza gravan di comprendere.
Appellavan “Duce” lo più malizio de’ malori,
giacente reo, tristo ricordo dovuto al caelo rendere.
Emanuele Battaglia 2B Liceo Scientifico – Ist. “G. Carducci” – Comiso (RG)