Il mito ieri e oggi

Il mito, oltre ad essere una costruzione collettiva, in cui diversi saperi e ignoranze hanno lavorato nell’apparente condivisione di un unico scopo, è un fenomeno artificiale, un prodotto dell’uomo: Il mito è forse la creatura più reale che c’è.

Le creature mitiche sono prodotti artificiali con cui gli umani pronunciano a se stessi qualcosa di urgente e vitale. Sono figure in cui una comunità di viventi organizza il materiale caotico delle proprie paure, convinzioni, memorie o sogni. Abitano uno spazio mentale che chiamiamo mito: averlo concepito, e averne quotidiana cura, come della propria dimora, è uno dei principali gesti grazie a cui gli umani si assicurano un destino o lo riconoscono.
Può accadere di lottare per sconfiggere il mito, insegna l’Odissea. Può accadere di lottare per edificare il mito, insegna l’Iliade. E poi cosi, per sempre, in una rotazione senza fine. Né buona né cattiva. Solo inevitabile. Giusta. Il destino degli umani è tessuto con il filo del mito, intendevano dire, i nostri padri. Desideravano che lo sapessimo.
Il tempo mitico è dunque anche un tempo ciclico, dove tutto si ripete, dove il futuro ricalcherà le orme del passato. Così, attraverso il mito, l’uomo primitivo acquista fiducia e sicurezza per il futuro e sa come si dovrà comportare in esso, perché l’ha appreso dal passato, da ciò che è stato e sarà ancora.
Omero, poeta greco antico, storicamente identificato come l’autore dell’Iliade e dell’ Odissea, in quanto uomo antico aveva una visione “mitica“ del mondo: per lui la causa profonda degli avvenimenti andava ricercata negli dei, forze motrici e protagonisti (insieme agli eroi, con cui si mescolano continuamente) del mito. “Mito” è una parola greca (mythos) e il primo a usarla fu proprio Omero: nei suoi poemi essa significa “parola”, ma anche “pensiero”. Qualche secolo più tardi un grande filosofo, Platone, la usa con significato diverso: racconto sugli dei e sugli eroi. Ed è questo il senso ancor oggi più preciso della parola mito: un complesso di racconti, ambientato in un passato remoto, in cui agiscono figure con poteri straordinari. Nel mito la stessa realtà materiale (armi, oggetti, fiumi, eventi atmosferici) appare nobilitata e amplificata.

Possiamo tentare di delineare un certificato di nascita del pensiero mitico: quali sono le sue origini, le sue sorgenti ispiratrici? Innanzitutto è la storia stessa la prima fonte del mito.
Documenti e scavi archeologici dimostrano l’esistenza di Ilio, e di una guerra combattuta sotto i suoi bastioni, conclusa con un incendio e un saccheggio. Quindi le linee fondamentali dell’Iliade sono storiche: arricchite, amplificate, rese “mitiche” dai poeti.
Fortissima, nel mito, è la tensione religiosa: nulla avviene senza mano divina. Dunque il pensiero religioso è l’altra grande sorgente del mito, e in mille rivoli diversi penetra in ogni angolo della realtà, vivificandola e illuminandola di splendore poetico. “Il mondo è pieno di dei” affermerà Talete.

IL MITO OGGI
La resa senza condizioni al metodo scientifico ci ha resi incapaci di leggere il mito, di capire la sua produzione e perfino di dare valore alla sua presenza nella vita degli umani. Regredito a reperto magico, o semplicemente a espressione di una certa ignoranza, è combattuto in nome della chiara luce della verità, quella per la prima volta balenata nella mutazione illuminista.
Da tempo, ormai, gli umani si sono fatti più raffinati, infatti, se prima gli umani sentivano il bisogno di allestire i propri miti nella forma di animali, o fenomeni naturali, o deviazioni mostruose del creato, oggi si sono resi conto di creare miti che, assemblando schegge dell’accadere, compongono figure ben più complesse.
L’inconscio è una creatura mitica di questo tipo. Non è evidentemente un fatto: può essere indicato come lo spazio ipotetico di fatti che accadono e che non sapremmo collocare altrove. Tuttavia, chiedersi se esiste davvero è una domanda infantile, e comunque mal posta. Poiché è un mito, fa parte del nostro sistema di realtà. Si possono salvare persone dal dolore, usandolo. Si generano effetti, accettandolo come categoria dello stare al mondo. Un giorno sicuramente disegneremo figure mitiche più efficienti. Già lo stiamo facendo.
L’inconscio si dissolverà. Non ne faremo più uso. Sarà conservato nell’archivio delle nostre creazioni mitiche obsolete. Di fianco al Minotauro, per dire.

Nicole Manzi