I Vestini erano un popolo delle montagne d’Abruzzo, stanziato fra l’Altopiano delle Rocche e la valle dell’Alterno fino a toccare l’Adriatico con Pescara come principale città marittima da loro controllata. L’assenza di prove concrete sulla loro esistenza rende incerta la veridicità di questo popolo e in particolare mette in dubbio la loro effettiva origine abruzzese. Si pensa infatti che possano essere originari dell’Umbria o della Sabina. Le prove suggeriscono che i Vestini, stanziati in Abruzzo, occuparono dapprima il Gran Sasso per poi espandere i propri domini fino alle attuali città di Pescara e Penne. La località più importante del popolo italico era nella palude di Celano che, proprio per le caratteristiche della zona, ha restituito materiali organici in perfetto stato di conservazione, come pali in legno di quercia, salice e pioppo che consentirono la costruzione di terrazze, case e vari edifici ma anche di anelli, aghi e altri oggetti ornamentali. Dato l’ottimo stato di conservazione di questo insediamento, è, ad oggi, uno dei siti più importanti riguardanti questa comunità.
Non conoscendo con esattezza l’origine del popolo in questione, non sappiamo la lingua da loro parlata, questo è uno dei motivi per il quale non riusciamo a comprendere diverse fonti e a dare risposte certe a questioni come le dinamiche interne alla popolazione. Si ipotizza, tuttavia, con un certo grado di accuratezza, che i Vestini si dividessero in due gruppi principali: i Transmontani, che occupavano i territori dell’Aquilano, e i Cismontani, che abitavano le città marittime, per l’appunto, Pescara, il quale porto fungeva da elemento cardine di questo popolo in quanto permetteva i commerci marittimi.
Il rapporto con gli stranieri era pressoché pacifico, fatta eccezione per i Romani, non visti di buon occhio dai vari popoli italici; proprio per questo, i Vestini, si unirono con i Marrucini e i Peligni in una confederazione contro Roma durante la guerra sannitica (325 a.c.) a supporto dei Sanniti, visti quasi come dei liberatori. Tuttavia, questa decisione, la quale doveva fungere da punto di forza per le deboli genti abitanti dell’Italia, si rivelò un fallimento che comportò una risposta dura da parte del nemico comune: i vari popoli videro le proprie case andare a fuoco e i propri cari uccisi in vari scontri sanguinosi e particolarmente violenti, condotti dal generale Bruto, che costrinsero i cittadini ad arrendersi e a fuggire.
Qualche anno dopo, tutti i facenti parte della ormai andata in rovina organizzazione contro i Romani, presero l’amara decisione di allearsi con il nemico per non andare incontro ad ulteriori complicazioni. L’annessione delle città ai territori sotto il controllo romano provocò una romanizzazione dei popoli, compreso quello dei Vestini, è uno dei motivi per il quale non abbiamo tante fonti utili a spiegare l’esistenza di quest’ultimi, insieme, ovviamente, alla loro caduta durante le guerre sannitiche.
L’estinzione di questo popolo è particolarmente tragica, è noto infatti che i Vestini, in quanto gente orgogliosa, impavida e particolarmente patriottica, durante le rivolte per ottenere la cittadinanza romana, furono bruscamente soppressi da Gneo Pompeo Strabone, che conquistò i loro territori distruggendone gli insediamenti e mandando in rovina molte persone. Questa è una delle cause per le quali non possediamo fonti scritte del popolo, fatta eccezione per una scritta sul Guerriero di Capestrano, statua divenuta successivamente simbolo d’Abruzzo.
Questo popolo è avvolto nel mistero, tutte le informazioni sono, di fatto, solo ipotesi, alcune più veritiere di altre, ma siamo in una situazione in cui la scarsità di prove rende quasi assente la presenza di certezze su queste genti.
Nicola Tomeo