La strada: la nostra opera collettiva.

Ci invita a riflettere molto seriamente sui comportamenti da tenere in strada Vittoria Castiglione, della classe IV AL Liceo Scientifico delle Scienze Applicate del Secondo Istituto di Istruzione Superiore “A. Ruiz” di Augusta, non a caso il suo è uno degli elaborati vincitori del concorso “Salviamoci la vita” volto a promuovere la sicurezza stradale.

Sulla strada il destino non è mai individuale. “Ciascuno è artefice del proprio destino” è un’espressione che fa riflettere su come, nella quotidianità ma soprattutto sulla strada, siamo tutti autori di una grande opera collettiva.

Sulla strada non siamo artefici soltanto del nostro destino. Qui le vite si intrecciano in modi imprevedibili e spesso una decisione istantanea è in grado di determinare la trama finale. Ogni nostra scelta, come un sorpasso azzardato, un controllo rapido al cellulare, una brusca accelerazione per guadagnare qualche secondo, è come se fosse un tratto di penna che modifica quest’opera.

Ciascuno di noi, salendo in macchina o su uno scooter, si trasforma. Non siamo più semplicemente persone, ma entriamo a far parte di un gioco rischioso, dove ogni guidatore o pedone si muove in base al proprio istinto e alla propria esperienza, ma anche in base alle possibili distrazioni. La vera sfida è infatti riuscire a giocare in armonia con gli altri e ciò significa rispettare il codice della strada, ma anche acquisire una propria sensibilità e consapevolezza. In questo grande gioco, possiamo in un attimo essere protagonisti, antagonisti o semplici comparse nella vita di qualcuno, perché la strada con la sua imprevedibilità ci ricorda che il destino è spesso determinato da azioni apparentemente insignificanti.

La strada è uno spazio condiviso, dove non possiamo permetterci di essere i protagonisti assoluti, in quanto ogni azione compiuta al volante, a volte inconsapevolmente, ha un impatto diretto sugli altri. È uno dei pochi luoghi dove la nostra libertà si intreccia direttamente con quella dell’altro. E’ un palcoscenico condiviso in cui ognuno deve recitare il proprio ruolo, armoniosamente, con gli altri; invece di correre per cercare sempre di essere i primi, dovremmo rallentare e rispettare il “copione” comune.

 Per rendere la strada un luogo più sicuro dovremmo fermarci a riflettere su come un gesto semplice, ovvero dare precedenza, essere pazienti, possa cambiare l’esito di una giornata o addirittura di una vita.

La risposta a come rendere più sicuro il cammino proprio e degli altri non è semplice, e non richiede soltanto il rispetto delle regole, che al giorno d’oggi dovrebbe essere in realtà scontato, ma che spesso non lo è. La risposta richiede un vero e proprio cambio di prospettiva, dove ogni gesto non sia guidato dall’egoismo, ma dall’empatia, dalla sensibilità di ognuno e dal rispetto nei confronti degli altri.

Da un punto di vista più concreto, cosa dovremmo realmente fare per rendere la strada un posto tranquillo e sicuro? Le risposte sono tantissime, ma come diceva Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Se ognuno di noi si impegnasse davvero, si potrebbe giungere ad un grande cambiamento.

Ad esempio, viviamo in un mondo che spesso ci spinge costantemente ad accelerare, viviamo una vita all’insegna della velocità, perché questa è sinonimo di successo e soddisfazione.

Ma è davvero così? A cosa porta essere veloci, soprattutto sulla strada? Spesso solo a delle tragedie. Rallentare non è solo una questione di sicurezza, ma è un atto di rispetto.

Azioni che sembrano banali, come fermarsi per far attraversare un pedone, rispettare i limiti di velocità o evitare un sorpasso pericoloso, ci ricordano che il tempo non è più importante della vita di un individuo.

Sulla strada bisognerebbe anche essere gentili. In questo luogo la gentilezza, come un’onda, si propaga e influenza tutto ciò che ci circonda. Avere empatia alla guida, spesso, sembra una sciocchezza, ma molte volte la causa di incidenti stradali deriva dall’incapacità di saper gestire le proprie emozioni. A tutti sarà capitato di essere arrabbiati o nervosi al volante, e non sempre ci si rende conto di come queste emozioni possano influenzare anche il proprio modo di guidare. Spesso vediamo gli altri guidatori come ostacoli o nemici: il motociclista che fa slalom nel traffico diventa un fastidio, così come il pedone che tarda ad attraversare, ma in realtà dovremmo sforzarci di percepirli per quello che sono davvero, semplici esseri umani.  Il motociclista potrebbe essere un marito che corre dalla propria moglie in ospedale, il pedone potrebbe fare fatica a camminare a causa di problemi di salute. Avere empatia potrebbe trasformare la strada in un luogo più umano, ricordare che dietro ogni guidatore c’è un individuo con la propria storia e fragilità.

In fondo, la strada rappresenta un po’ una metafora di vita: nessuno cammina da solo. Ogni nostro passo o decisione lascia un segno negli altri, e rispettare il viaggio degli altri significa anche rispettare il nostro.

Il nostro destino sulla strada è un’opera collettiva, scritta giorno dopo giorno, corsa dopo corsa, ma la vera sfida è fare di quest’opera un grande poema, e non una tragedia.

Vittoria Castiglione 4AL