La malattia misteriosa che imperversò nel XX secolo

La malattia in questione prende il nome di Encefalite Letargica, conosciuta anche come “malattia del sonno”.
 
L’epidemia di Encefalite Letargica, funesta e misteriosa, imperversò durante gli anni Venti del XX secolo, senza risparmiare l’Italia. Ben presto avrebbe mostrato una particolare capacità patogenetica lasciando, in chi sopravvisse, postumi psichici devastanti. 
 
Nel 1916 molte persone in Europa iniziarono a recarsi negli ospedali con sintomi quali mancanza di energia, bisogno incessante di dormire, tremori, paralisi parziali. Alcuni, dopo un po’, si ripresero inspiegabilmente ma con dei danni neurologici, altri invece iniziarono un’evoluzione continua di paralisi che li obbligava a rimanere ospedalizzati. 
La malattia attaccava il cervello, con una continua evoluzione fino a far perdere le capacità di mangiare, vedere, camminare, prendere oggetti.
 
Il primo a parlarne fu Constantin Von Economo, medico di Vienna, che pubblicò un trattato sul giornale mattutino della sua città. Fu lui a dare il nome di Encefalite Letargica o malattia del sonno a questa patologia infiammatoria dell’encefalo dovuta a un virus non identificato che ha infierito sotto forma di pandemia dal 1916 al 1925. 
 
Nel 1918 l’Encefalite Letargica sbarcò a New York, e dopo 24 ore, si diffuse in 20 stati diversi. Il picco ci fu nel 1923, con 2.000 morti accertati.
 
Nel 1925 la malattia scomparve nel nulla. Il fenomeno fu etichettato come “allucinazione collettiva”. Tutti se ne dimenticarono poiché nessuno era riuscito a spiegarne le cause.
 
Nonostante questo, il dottor Von Economo continuò a studiarla classificando la malattia in tre stadi
ipostatico-cinetica: rigidità prolungata, comune. Paziente cosciente ma movimenti rallentati; ipercinetica: fase maniacale, movimenti involontari del corpo e della voce, stanchezza, tremori e debolezza; sonnolente-apatica: il paziente viveva in stato confusionale, con deliri e stanchezza, passando poi alla paralisi dei nervi cranici e torpore costante. 
 
Chi riusciva a guarire avvertiva sintomi simili al parkinson, con rigidità, tremori e lentezza. Questo ulteriore stadio venne chiamato parkensonismo post-encefalitico.
 
Nel 1967 inizierà ad essere utilizzato un farmaco per curare il Parkinson, la Levodopa, che verrà sperimentato anche sui pazienti malati di encefalite letargica. Per alcuni funzionò: riuscirono a muoversi, ma diventarono aggressivi, o finirono in stato di depressione. Non sapevano come tornare in società, come tornare a vivere. Erano ammalati da anni, bloccati negli ospedali, erano completamente scombussolati e devastati. Iniziarono inoltre ad essere dipendenti dalla Levodopa, che dopo poco non fece più l’effetto miracoloso dell’inizio.
 
A oggi non c’è una vera e propria risposta, non sappiamo cosa causò la patologia infiammatoria dell’encefalo e come scomparve nel nulla. Abbiamo solo teorie generate dalla fantasia degli appassionati di scienza, ma purtroppo nessun documento ufficiale. 
 
 
                                                                                                                                      Giulia De Simone