Il ricordo ti tiene vivo

Sulla strada un unico errore può rivelarsi fatale; sulla strada può non esserci una seconda possibilità. Teniamolo a mente. Questo è il monito che ci suggeriscono le parole di Sara Prisutto della IV AL Liceo Scientifico delle Scienze Applicate, del II Istituto di Istruzione Superiore “A. Ruiz” di Augusta.

Ero giovane, forse troppo giovane per capire davvero la portata di certi eventi. Avevo solo 15 anni, ma quella sera la mia esistenza cambiò irrimediabilmente. Io e il mio migliore amico, Paolo, avevamo passato una giornata intera insieme, ridendo e scherzando, come facevamo da quando eravamo bambini. Paolo aveva 18 anni ed era in quella fase della vita in cui tutto sembra possibile, un’età in cui la giovinezza è un dono e la vita è ancora una pagina bianca da scrivere. Ma quella pagina fu strappata via in un attimo. Era un ragazzo pieno di vita, con mille progetti, e tutto sembrava andare per il meglio. Non avrei mai potuto immaginare che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui l’avrei visto così sorridente. Non voglio raccontare il suo incidente in modo drammatico, non voglio che venga letto come una storia di vittimismo o di fatalismo, ma come una lezione, una lezione che nessuno dovrebbe imparare come l’ho imparata io.

Le regole della strada non sono opzionali. Siamo tutti legati in questo grande cerchio di esistenze, e la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri. Se pensiamo a come e dove possiamo prendere delle scorciatoie nella vita, non dovremmo mai dimenticare che la vita stessa non ammette scorciatoie. Paolo… il suo scooter, la sua sicurezza, la sua capacità di affrontare la strada con quella spensieratezza giovanile, mi sembravano parte del suo spirito indomito.

Quando il telefono squillò, quella tragica sera, la voce di un’amica dall’altra parte era incerta e tremante. La frase mi gelò il sangue: “C’è stato un incidente… Paolo…”. Non c’erano dettagli, ma il tono di quella voce trasmetteva tutto. Corsi in strada, senza pensare. La strada che poco prima sembrava solo un normale percorso, ora era piena di significato. Ogni angolo, ogni curva, sembravano essere un confine tra la vita e la morte.

La causa dell’incidente, lo seppi dopo, era stata una sua manovra azzardata: aveva deciso di sorpassare in una curva senza rispettare le regole della strada. La velocità e l’imprudenza avevano strappato via la vita del mio amico. Paolo non era un ragazzo irresponsabile. Eppure, quella sera aveva preso una decisione sbagliata, come tutti facciamo a volte, e quella decisione, quella frazione di secondo, gli era costata la vita; era un ragazzo come tanti, con la sua vita davanti, con sogni e speranze, che aveva perso tutto in un attimo. Quello che mi colpì profondamente fu la consapevolezza che la morte di Paolo non era stata solo una fatalità. Non si trattava solo di un destino crudele che nessuno può controllare, ma di un errore umano, di una mancanza di rispetto per le regole, per le persone, per la vita stessa. Le strade sono nostre, ma solo se le rispettiamo. Non sono piste per dimostrare coraggio o per sfidare il pericolo. Ogni volta che si ignora un semaforo rosso, ogni volta che si supera la velocità consentita, ogni volta che si guida senza pensare alle conseguenze, si rischia non solo la propria vita, ma anche quella di chi ci è vicino.

Da quella notte, tutto cambiò. Iniziai a guardare le strade con occhi diversi, come se fossero teatro di una tragedia che non avrei mai voluto vivere. Ogni volta che vedo qualcuno guidare, mi torna alla mente il volto del mio amico, la sua vita spezzata così brutalmente e mi chiedo quante vite vengano perse ogni giorno per una mancanza di responsabilità. Quante famiglie sono distrutte per un attimo di disattenzione, per un’azione impulsiva che avrebbe potuto essere evitata. Da quel giorno, ho imparato a non dare mai per scontato il tempo che ho. Ho imparato che le regole non sono solo numeri da rispettare o segnali sulla strada, ma sono un patto silenzioso che facciamo tra noi, una promessa di cura reciproca, di rispetto. “La vita è fragile”, si dice spesso, ma a volte non ci rendiamo conto fino a che punto possiamo renderla veramente fragile con un semplice gesto.

Spesso mi ritorna alla mente l’immagine di Paolo, del suo sorriso, della sua voglia di vivere, delle sue risate e della sua voce che non ci sono più. Lui era uno di quei ragazzi che sembrano non temere nulla. Ma la vita ha un modo crudele di ricordarti che la spensieratezza non è invincibile. La sua morte non è solo una tragica perdita personale, ma un campanello d’allarme che dovrebbe risuonare in tutte le menti di chi pensa che nulla possa accadere quando si è giovani e ci si sente i padroni del mondo. Non è mai facile convivere con un dolore simile, ma col passare del tempo ho capito che la sua morte non doveva essere inutile. Non si tratta solo del dolore per la perdita, ma del rimorso che viene con il pensiero di quello che avremmo potuto fare. Avremmo potuto fermarlo, parlargli ancora una volta, dirgli che la strada non è mai sicura, che il coraggio non è sfidare i limiti della velocità o infrangere le regole, ma essere consapevoli di come il destino può cambiare in un batter d’occhio.

Come si fa a spiegare a una madre che non vedrà mai più il sorriso del proprio figlio, o a un padre che non vedrà mai più il proprio bambino crescere? Come si fa a guardare negli occhi chi ha perso qualcuno e a dire che è stato un incidente, che si tratta di qualcosa di cui dobbiamo solo prendere atto? Per questo, se vogliamo evitare che queste tragedie continuino, dobbiamo pensare in modo diverso. Per quanto mi riguarda posso parlare, posso raccontare questa triste storia, posso fare in modo che chiunque ascolti non dimentichi quanto sia importante sempre fare la cosa giusta.

Ciò che rende tutto più difficile è pensare a come sarebbe potuto andare, dove Paolo sarebbe arrivato se avesse rispettato le regole. Il tempo, si dice, guarisce le ferite. Ma non è vero. Il tempo passa e certo il dolore diventa un po’ più sopportabile, ma la cicatrice resta. Paolo era giovane, e la sua vita non sarebbe dovuta finire così. Forse avrebbe trovato il suo cammino, forse sarebbe diventato un uomo importante o magari avrebbe solo continuato a vivere la sua vita con quella sua semplicità e quel sorriso, ma non lo saprò mai.

La vita è fragile, più fragile di quanto pensiamo. Non sprechiamola, non rischiamo di perderla per una scelta sbagliata. Non voglio che la sua vita venga ridotta a un numero sulle statistiche degli incidenti stradali. Voglio che chiunque legga queste parole si fermi a riflettere per un attimo. Le regole esistono per un motivo ed è nostro dovere rispettarle.

Sara Prisutto 4AL