Il 21 marzo è la giornata in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, delle tante vittime.
Di quelle anime che guardano dall’alto noi e che hanno guardato in faccia dei criminali artefici di tanta violenza.
È per loro che Don Luigi Ciotti si batte, è per loro che ogni 21 marzo o altro giorno dell’anno egli tiene discorsi e conferenze.
Per questi uomini e queste donne che prima erano persone normali e adesso sono ricordate in tutta Italia.
Per figure come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Pier Santi Mattarella, Peppino Impastato e Lea Garofalo.
Quest’ultima è una figura molto importante per me, perchè è nata a Petilia Policastro provincia di Crotone, la stessa città dei miei nonni.
Lea faceva parte di una famiglia ‘ndranghetista (la mafia calabrese) anche se non si occupava di affari loschi.
Tutto cominciò quando si fidanzò con il boss Carlo Cosco, con cui si trasferì a Milano ed ebbe una figlia.
Poco dopo Carlo fu arrestato per traffici di sostanze stupefacenti, a quel punto Lea prese l’eroica decisione di tornare a Petilia Policastro per denunciare Carlo e i suoi compagni.
Dopo questo lo Stato mise sotto protezione lei e sua figlia, che si trasferirono a Fabriano nelle Marche con una nuova identità.
In seguito Carlo uscì di prigione, suo fratello, invece, venne ucciso dalla mafia per non aver punito la sorella Lea.
Carlo riuscì a scoprire che lei e la figlia si trovavano a Campobasso, dove mandò un sicario per ucciderla, senza riuscirci.
Ciò la fece tornare a Petilia dove chiese aiuto ad una figura già citata in precedenza: Don Ciotti.
La sua storia finisce il 24 novembre 2009, dopo che le venne tolta la protezione, quando Carlo invitò Lea e la figlia a Milano per parlare del suo futuro, facendole intendere di non avere cattive intenzioni, separando le due con un espediente.
Lui però la portò in un edificio da sola, dove poi venne uccisa da lui e i suoi complici.
Lea venne torturata e sfregiata con l’acido, il suo corpo venne poi bruciato.
Per il coraggio di Lea, oggi entrando nella sua città si può leggere: “Petilia Policastro, città del coraggio femminile”.
Queste sono storie che fanno riflettere, storie di persone che non hanno abbassato la testa e hanno lottato contro la mafia perdendo la vita.
Sono il loro coraggio e la nostra memoria gli strumenti che propagano la giustizia.
Per non vivere nella paura, per non dimenticare il loro sacrificio, per le vittime innocenti delle mafie.
Giulio Guzzi Sirianni
Classe 2G SMS D’Azeglio
IC Molassana e Prato – Genova
