Dentro l’ombra della legge

Riflessioni su L’orizzonte della notte di Gianrico Carofiglio e l’idea di giustizia

di Marta Tognoni, Alice Celada e Alice Crosa di Vergagni, 1d

 

L’orizzonte della notte di Gianrico Carofiglio è un romanzo che fa immedesimare il lettore nei panni di Guido Guerrieri, avvocato che si trova a dover difendere una donna accusata di omicidio. Nel corso della narrazione il legale deve far fronte ad un’accusa sostenuta da numerose prove contro la sua cliente che sembra essere palesemente colpevole. Nel libro troviamo esclusivamente il punto di vista della difesa e quindi dell’avvocato che basa la sua tesi sulla legittima difesa, eventualità molto difficile da provare nel campo giuridico.

L’autore del libro, Gianrico Carofiglio, prima di dedicarsi alla scrittura è stato un magistrato, infatti la terminologia usata, la trascrizione fedele degli interrogatori e dello svolgimento del processo, rendono il legal thriller talvolta difficile da comprendere per i non addetti ai lavori, come dichiarato dal sostituto procuratore della Procura di Genova,  Giuseppe Longo, durante l’incontro avvenuto nel nostro liceo.

Il concetto di verità nel sistema giudiziario 

Nell’ambito di un’attività di lettura e legalità abbiamo discusso riguardo l’idea di giustizia con il magistrato Giuseppe Longo che ci ha spiegato la difficoltà di venire a conoscenza di una verità assoluta in tribunale.

Il Pm Longo ci ha spiegato l’importanza delle testimonianze dei presenti sulla scena di un crimine che sono fondamentali nel processo, ma soprattutto determinano la sentenza finale; non esiste infatti una verità assoluta, ma racconti di persone che riescono ad incastrarsi tra di loro come pezzi di un puzzle e il tentativo di ricostruire una verità il più possibile attendibile sulla base dei fatti ricostruiti grazie alle testimonianze. Questo si evince anche dal romanzo di Carofiglio in cui un’ambiguità sul movente rimane nonostante le ottime capacità legali dell’avvocato Guerrieri e di tutti gli attori dell’inchiesta.

Il romanzo è un alternarsi di capitoli nei quali è scritto lo sviluppo del caso ad altri nei quali l’avvocato frequenta diverse sedute con uno psicanalista; Guerrieri ci appare perfetto nell’ambito lavorativo, ma negli incontri con lo psicoterapeuta riusciamo a scoprire le sue grandi fragilità emotive, causate da una personale ricerca della felicità che ognuno di noi affronta ogni giorno. Un altro aspetto sicuramente incisivo nel carattere del legale è la non accettazione dell’errore che lo porta ad un’incessante frustrazione. Questa sua aspirazione alla perfezione gli nega infatti la possibilità di raggiungere la felicità.

Una rappresentazione realistica della giustizia 

Il modo in cui viene rappresentata la giustizia nel romanzo è accurato perché fa vedere che non è infallibile, poiché Elvira Castel, la donna colpevole di omicidio, uccide l’ex fidanzato della sua defunta gemella, nonostante ciò, grazie alla difesa priva di fondamenti sostenuta dall’avvocato Guido Guerrieri sulla legittima difesa, riesce ad ottenere la minima pena. 

Quando rammentiamo un evento, se abbiamo questa inclinazione, lo riorganizziamo mentalmente, anzi riorganizziamo mentalmente le informazioni per fornire anche solo a noi stessi una storia coerente.”  

Questa citazione è fondamentale per comprendere  il comportamento di Guerrieri che trovatosi in difficoltà nel cercare di difendere la cliente ha dovuto “immaginare” prove a favore dell’imputata andando a sostenere l’ipotesi di una legittima difesa, nonostante la cliente non avesse neanche accennato alla possibilità di un simile evento.

Lo scrittore, ex magistrato, Gianrico Carofiglio.

Negli ultimi anni, la sensibilità pubblica verso il tema dei femminicidi è cresciuta notevolmente. Sempre più persone riconoscono che si tratta di una grave emergenza sociale e anche in questo romanzo è presente indirettamente  questa tematica. Infatti il lettore condanna Petacci e “giustifica” Elvira riguardo l’omicidio, questo accade a causa della sensibilità che si ha verso l’argomento dei femminicidi e della violenza domestica, sia fisica che psicologica. Elvira Castel viene compresa per il reato che commette a causa del passato di Petacci con la sorella dell’imputata, che si è tolta la vita per colpa delle violenze che Petacci esercitava su di lei. 

La ricostruzione della verità processuale è complessa e rischia di essere influenzata da pregiudizi ed emozioni, portando a conclusioni affrettate. I giudizi superficiali, alimentati da sentimenti come rabbia o paura, possono distorcere la percezione dei fatti e compromettere la giustizia. È fondamentale, quindi, che i temi legati alla giustizia e alla metodologia processuale vengano trattati a scuola, per educare le nuove generazioni a riconoscere i propri pregiudizi, sviluppare un pensiero critico e formarsi come cittadini consapevoli. Questo aiuta a costruire una società più giusta e a proteggere la democrazia.