Platone ci parla della sua visione dell’amore nel “Simposio”.
Il simposio è un banchetto in cui gli invitati discutono su argomenti di vario genere. Platone utilizza questo stratagemma per creare un dialogo in cui alcuni personaggi, tra cui Socrate, espongono la propria visione dell’amore.
I partecipanti a questo banchetto sono diversi: Pausania, Fedro, il medico Erissimaco, Agatone, Aristofane, Socrate.
Proprio questi ultimi due personaggi ci offrono gli spunti di riflessione più importanti.
Aristofane racconta un mito secondo cui in origine gli uomini non erano singoli ma doppi.
Suscitando questi esseri l’invidia di Giove furono, per punizione, divisi a metà. Ne risultarono degli esseri, come sono oggi gli umani, manchevoli, che attraverso l’amore aspirano a trovare la loro completezza.
Altro spunto importante ci viene offerto da Socrate il quale narra di essere stato istruito sull’amore dalla sacerdotessa Diotima di Mantinea.
La sacerdotessa definisce l’amore come il desiderio del Bello e del Bene.
Poiché amore, Eros, è figlio di Penia (Povertà) e Poros (Risorsa), è amante della bellezza ma è povero come la madre.
L’amore è quindi un sentimento di tensione che pervade i corpi e le anime, è una ricerca del bello e del buono.
Secondo Platone l’amore prevede diversi stadi: il primo stadio è provocato dalla visione di un corpo fisico, gli occhi sono la porta attraverso cui l’amore colpisce l’interiorità; il secondo stadio coinvolge la spiritualità: la bellezza esteriore è uno specchio della bellezza perfetta ed eterna della verità.
La verità è tutto ciò che è buono, sapiente e giusto, pertanto la frequentazione dell’amato ci porta a elevarci e ad abbandonare il nostro lato oscuro.
Poiché l’oggetto dell’amore è la bellezza, si manifesta in tante forme ed è rivolto non solo agli uomini.
Samim Walid