Ti guardo, mare, d’estate
arrivo da te, non vedo l’ora,
mi inginocchio sulla sabbia.
La tua sabbia mi rimane attaccata alle mani.
Di vetro, di terra,
di che sei fatto, mare?
Insegnami la tua energia
il tuo non stancarti mai,
tu non ti vergogni
affatto a mostrarti stanco
quando con le onde stracche
ti riposi sulla battigia,
e mi guardi.
Non ti vergogni ad apparire inquieto,
quando aggredisci, fai paura,
ma anche allora – come fai, mare? –
resti imperturbabile.
Cosi mi vorrei sentire,
proprio come te,
mare.
Altea Roselli – Classe 1E