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Il Papa: “A nessuno manchi il lavoro, la dignità e la giusta retribuzione”

Papa Francesco, nel giorno in cui si celebrava il primo maggio, ha rivolto il suo pensiero al mondo del lavoro e nel corso della Messa a Santa Marta, in solenne memoria di San Giuseppe lavoratore, ha pregato per tutti i lavoratori perché siano giustamente pagati, possano avere un lavoro degno e godere della bellezza del riposo.

Nell’introduzione, il Papa, con lo sguardo attento rivolto al mondo del lavoro, ha così esordito: “Oggi è la festa di San Giuseppe lavoratore e la Giornata dei lavoratori: preghiamo per tutti i lavoratori. Per tutti. Perché a nessuna persona manchi il lavoro e che tutti siano giustamente pagati e possano godere della dignità del lavoro e della bellezza del riposo.”

Nell’omelia, il Papa ha commentato il passo della Genesi (Gn 1,26 – 2,3) in cui viene descritta la creazione dell’uomo a immagine e somiglianza di Dio. “Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto”.

«E Dio creò» (Gen 1,27). Un Creatore. Creò il mondo, creò l’uomo e diede una missione, all’uomo: gestire, lavorare, portar avanti il creato. E la parola “lavoro”, ha detto il Papa, è quella che usa la Bibbia per descrivere questa attività di Dio: «Portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro» (Gen 2,2), e consegna questa attività all’uomo: “Tu devi fare questo, custodire quello, quell’altro, tu devi lavorare per creare con me – è come se dicesse così – questo mondo, perché vada avanti” (cfr Gen 2,15.19-20).

Il senso di tali parole è racchiuso tutto nella considerazione che il lavoro altro non è che la continuazione del lavoro di Dio.

In tale ottica, il lavoro umano è la vocazione dell’uomo ricevuta da Dio alla fine della creazione dell’universo.

E il lavoro è ciò che rende l’uomo simile a Dio, perché con il lavoro l’uomo è creatore, è capace di creare, di creare tante cose, anche creare una famiglia per andare avanti. L’uomo è un creatore e crea con il lavoro. Questa è la vocazione, ha aggiunto Francesco, citando la Bibbia  «Dio vide quanto aveva fatto ed ecco, era cosa molto buona» (Gen 1,31). Cioè, il lavoro crea l’armonia delle cose – bellezza, bontà – e coinvolge l’uomo in tutto: nel suo pensiero, nel suo agire, tutto. L’uomo è coinvolto nel lavorare.

 “La dignità del lavoro è tanto calpestata” anche oggi. È questo il passaggio centrale dell’omelia di Papa Francesco, celebrata nella data simbolica del primo maggio.

Una volta, in una Caritas, ha continuato il Papa, ad un uomo che non aveva lavoro e andava per cercare qualcosa per la famiglia, un dipendente della Caritas ha detto: “Almeno lei può portare il pane a casa” – “Ma a me non basta questo, non è sufficiente”, è stata la risposta: “Io voglio guadagnare il pane per portarlo a casa”. Gli mancava la dignità, la dignità di “fare” il pane lui, con il suo lavoro, e portarlo a casa.

Questa è la dignità del lavoro evocata, ma che, purtroppo, è dovunque, calpestata e svilita.

Il Pontefice, poi, ha fatto cenno alle brutalità che hanno subito gli schiavi: “li portavano dall’Africa in America – io penso a quella storia che tocca la mia terra – e noi diciamo “quanta barbarie Anche oggi ci sono tanti schiavi che non sono liberi ma costretti a lavorare per sopravvivere, niente di più”. Ci sono “lavori forzati, ingiusti, malpagati” e sono “tanti nel mondo“. Bergoglio ha sottolineato che “questo succede anche qui“. “Con ogni ingiustizia che si fa su una persona che lavora si calpesta la dignità umana” di tutti, dell’intera umanità.

Tante misere dignità sono calpestate nel mondo, questo ha voluto rimarcare, con forza, Francesco.

Inoltre, ha proseguito: “Nei giornali alcuni mesi fa abbiamo letto, in quel Paese dell’Asia, come un signore aveva ucciso a bastonate un suo dipendente che guadagnava meno di mezzo dollaro al giorno, perché aveva fatto male una cosa. La schiavitù di oggi è la nostra “in-dignità”, perché toglie la dignità all’uomo, alla donna, a tutti noi.”

L’attenzione è stata indirizzata ai lavoratori, ai giornalieri, che lavorano per una retribuzione minima e per intere giornate. Alle tante domestiche sottopagate, che non vedono riconosciute le prerogative di legge sia in termini di assistenza sociale che di sicurezza.

Sono quelle tante persone che un giorno non avranno una pensione, nonostante i tanti sacrifici fatti.

L’ingiustizia che si compie su una persona che lavora, calpesta non solo la dignità umana di questa, ma anche di chi quest’ingiustizia la pone in essere.

Invece, la vocazione che dà Dio è tanto bella: creare, ri-creare, lavorare.

È seguita la preghiera per tutti “uomini e donne, credenti e non credenti, che commemorano la Giornata del Lavoro, per coloro che lottano per avere una giustizia nel lavoro, per coloro – bravi imprenditori – che portano avanti il lavoro con giustizia”.

Due mesi fa, ha aggiunto il Papa, ho sentito al telefono un imprenditore, qui, in Italia, che mi chiedeva di pregare per lui perché non voleva licenziare nessuno e ha detto così: “Perché licenziare uno di loro è licenziare me”.

“Questa è la coscienza di tanti imprenditori buoni, che custodiscono i lavoratori come se fossero figli”.

“E chiediamo a San Giuseppe che ci aiuti a lottare per la dignità del lavoro, perché ci sia il lavoro per tutti e che sia lavoro degno. Non lavoro di schiavo. Questa sia oggi la preghiera”.

Il Santo Padre ha, quindi, terminato la celebrazione con l’adorazione e la benedizione eucaristica.

 

 

 

Candida Izzi