DOMANDE A UN CAPO SCOUT

Roberta De Luca è capo Scout da numerosi anni. A lei sono affidati numerosi giovani che, grazie alle attività proposte e organizzate dall’Associazione Assoraider, si formano negli ideali di lealtà e solidarietà e, nel fare questo, occupano il tempo libero coniugando filantropia e divertimento.

D. Da quanto sei una Scout?

R. Da circa 8 anni, mi sono iscritta per la prima volta all’inizio del 2009. A quel tempo avevo già 20 anni, quindi ho iniziato il mio percorso scoutistico da adulta.

D. Cosa significa essere Scout. Perché hai scelto di diventare Scout?

R. Ho iniziato un po’ per gioco in realtà e, come dice il fondatore dello scoutismo Baden Powell, ho deciso di continuare a giocare questo bellissimo gioco che è lo scoutismo. Ormai non faccio più scoutismo, ma sono diventata una Scout, che è una cosa ben diversa. Essere scout per me significa cercare ogni giorno di rendere il mondo un po’ migliore rispetto a come lo abbiamo trovato, perseguendo la promessa fatta e sotto la guida della legge scout. Può sembrare complicato ma in realtà è davvero semplice! Nel momento in cui noi ci impegniamo a diventare scout, facciamo una promessa e, secondo me, essere scout significa semplicemente tener fede alla promessa fatta con se stessi, portandola non solo nella “vita scout” ma anche nella nostra vita privata. Significa impegnarsi al massimo per perseguire determinati obiettivi, anche se non dovessimo riuscire a raggiungerli. Significa battersi per oltrepassare i propri limiti ed imparare qualcosa di buono da ogni esperienza. Significa aiutare chiunque in ogni occasione e non lasciare indietro nessun fratello. La promessa e la legge racchiudono un po’ l’essenza dello scoutismo. Come Capi Scout, invece, abbiamo un’opportunità ed una responsabilità in più: far in modo che anche i ragazzi comprendano cosa significhi e quanto sia importante essere scout. Secondo me, lo strumento più potente che abbiamo nelle nostre mani è l’educazione e la possibilità di tramandare ai più giovani i valori dello scoutismo, in modo da poter creare i buoni cittadini di domani.

D. Quali sono gli aspetti positivi e negativi dell’essere Scout?

R. Allora… Positivi forse ce ne sono troppi! Scherzi a parte… Lo scoutismo è fondamentalmente un sistema educativo che si basa sull’idea dell’imparare facendo. Quindi per il singolo di aspetti positivi ce ne sono tanti, come ad esempio: imparare a svolgere attività di tipo manuale, sviluppare un forte spirito di adattamento e notevoli doti organizzative, comprendere l’importanza di essere sempre preparati per tutte le evenienze e la gioia del poter essere di aiuto per gli altri. Poi ci sono quelli che invece riguardano la società, come ad esempio la presenza di persone socialmente responsabili e attive, la quale influisce positivamente sia sull’ambiente sia sulle relazioni tra i cittadini stessi. E potrei continuare davvero a lungo!

Per quanto concerne gli aspetti negativi, dal mio personale punto di vista non ce ne sono molti. Forse per me è il fatto che riesce a portarmi via una marea di tempo! Scherzi a parte… l’unica cosa che mi viene in mente riguarda per lo più i Capi e la possibilità che degli insegnamenti non del tutto corretti vengano impartiti ai ragazzi. Personalmente però la vedo come una cosa che può e deve essere sempre monitorata e tenuta sotto controllo.

D. Le cose che impari quando sei uno Scout, possono servire anche al di fuori della vita Scout oppure sono strettamente legate ad essa?

R. Questa domanda è più facile, e la risposta può essere solo una: le cose che si imparano grazie allo scoutismo sono e devono essere utili sempre, anche nella nostra vita quotidiana. Questo lo dico davvero per esperienza! Una volta ho chiesto ai miei ragazzi quanti di loro avessero imparato ad usare attrezzi da lavoro nella nostra sede e hanno tutti alzato la mano, il che la dice abbastanza lunga. Lo scoutismo ti insegna e ti permette di provare tutta una serie di attività legate all’attività manuale che possono tornare molto utili. Inoltre, ritengo che anche le esperienze in termini di conoscenza di se stessi, gestione dei rapporti interpersonali e organizzazione di attività possano sempre servire nella vita privata.

D. Cosa pensi delle opinioni dei giovani d’oggi riguardanti il mondo Scout?

R. Purtroppo il mondo scout non è sempre visto di buon occhio, soprattutto dai giovani. Gli anziani ci reputano dei benefattori (tranne quando facciamo troppo chiasso!), mentre i giovani possiamo dire che ci reputano un po’ degli “sfigati”, credo soprattutto per l’uniforme che indossiamo (che in realtà è estremamente utile!). Personalmente ritengo che l’opinione dei ragazzi sullo scoutismo derivi principalmente dal fatto che non hanno idea di cosa significhi essere scout e non sanno cosa facciamo durante le nostre attività. Ci guardano un po’ con diffidenza e magari ci deridono, ma il problema è che non sono mai realmente entrati in contatto con questo mondo. E poi, a dirla tutta, quando all’età di 25/30 anni sono pronti ad ascoltare qualche racconto e magari vedere di che si tratta, finiscono tutti per dire: “mi sarebbe piaciuto fare scoutismo” oppure “è davvero bello quello che fate!”.

Intervista a cura di Andrea Carosio classe III B Informatico Istituto “Vincenzo Arangio Ruiz” Roma