Social: il rovescio della medaglia

 

Il 13 settembre scorso a Napoli Tiziana, una giovane donna di 31 anni, non ha retto alla vergogna e si è tolta la vita, in quanto, ignara protagonista di alcuni video hard diffusi su di un famoso social-network.

La sua storia aveva fatto il giro del web, una sua semplice ingenuità di giovane donna era diventata il suo incubo peggiore finito in tragedia, in un mondo tutt’altro che virtuale.

La ragazza dopo che alcuni suoi, per cosi dire, “amici” avevano diffuso via internet questi video aveva perso il lavoro e non poteva più mostrarsi in pubblico.

Cambiare città, nome, aver fatto causa a chi l’aveva perseguitata e aver ottenuto la rimozione del profilo di chi l’aveva insultata, non è bastato a placare il dolore di tanta vergogna.

Questa ennesima tragedia ha posto in luce, ancora una volta, la parte negativa dei social, dove purtroppo, come in un pozzo senza fondo, diventa difficile controllare chi e quanti ci vedono, per quanto tempo potranno continuare a farlo e se chi ci ha visto ci dimenticherà mai.

Ci troviamo in un mondo a visibilità moltiplicata, dove non si ci sente responsabili di ciò che si pubblica e condivide.

Ora è evidente che con la comunicazione digitale, che arriva anche nel più sperduto angolo di mondo, ad una velocità di un click, i rischi che si verifichino episodi irrimediabili, come quelli che hanno visto protagonista Tiziana, sono aumentati a dismisura.

Certo è che i social network non possono essere eliminati, la rete ha generato ormai una rivoluzione nel modo di pensare, di comunicare, di agire e di comportarsi in ognuno di noi senza precedenti e rappresenta, seppur con lati negativi come questo, una rivoluzione.

Il problema è che la generazione di passaggio dal mondo reale a quello della rete è la stessa generazione che avrebbe dovuto educare noi ragazzi al rispetto del prossimo e all’uso appropriato dei social. E’ compito degli adulti di quella generazione colmare la distanza, i figli crescono in un mondo che hanno trovato così e non possono di certo tornare indietro.

Per il momento restano solo tragedie come questa, alle quali occorre dare una risposta veloce e certa, poco conta se si sta indagando per violazione della privacy o per istigazione al suicidio, la risposta bisogna darla senza perdere tempo, il rapporto con il mondo del web che corre velocemente non aspetta e non ti da una spalla su cui trovare conforto.

Non possiamo tuttavia, non osservare anche l’importanza che ricoprono questi social-network, basti pensare a quante aziende grazie ad una fan page offrono i loro servizi, e quanti gruppi si formano con un semplicissimo “mi piace” come sostegno a persone che hanno bisogno. Ma purtroppo come già menzionato la fascia di età che si avvicina ad un social è sempre più bassa e questi “bambini” crescono senza capire la gravità e le conseguenze che si possono creare postando una foto o una frase su qualcuno. Quei bambini sono i grandi del domani, sono gli adulti che, con la loro superficialità, hanno fatto del male a quella povera ragazza, che a sua volta per la sua ingenuità è cresciuta pensando che quello che stava facendo non avrebbe avuto conseguenze.

Cari genitori il compito che vi dovete prefissare è grande, ma con impegno e dedizione verso i vostri figli potete far capire loro che non sempre è importante apparire, che l’aiutare gli altri non è da deboli, e che scrivere frasi e commenti sui social, prima di conoscere i fatti reali può spesso provocare danni irreparabili.

Di Beatrice Melandri

Liceo artistico viale del Pinturicchio

Classe 4H