Migranti

Agnone, 1896. Ogni mattina partono a folla e si assiste a una scena desolante: migliaia e migliaia di cittadini italiani partono per l’Argentina, il Brasile e ancora l‘America. Volti tristi di uomini costretti a lasciare la loro Terra e la loro famiglia, ma al tempo stesso speranzosi di poter riscattare la loro condizione sociale. A distanza di molti anni la storia si ripete. L’unica differenza sta nel fatto che a lasciare i loro Paesi sono soprattutto siriani, eritrei e somali. Fuggono dalle guerre, dalle dittature e dalla povertà. Donne, uomini e bambini affrontano lunghi viaggi in mare alla ricerca di un futuro, proprio come accadde per gli italiani tra il XIX e XX secolo.I migranti del XXI secolo, una volta arrivati in Italia, trovano i centri di accoglienza, dove vengono accolti da volontari delle associazioni umanitarie che gli offrono beni di prima necessità come cure, cibo e acqua fin quando i loro documenti sono in regola. Il vero problema è che se i documenti non rispettano le leggi in vigore nel Paese ospitante, queste persone o rimangono settimane e settimane nei centri di accoglienza o restano in attesa di essere rimpatriati nel loro paese di origine. La grande domanda è come favorire una reale integrazione nel Paese ospitante, una volta usciti dai centri?

Io penso che un corretto modo per accogliere gli emigrati sia offrirgli un lavoro e una casa, restituendo loro dignità.

               Luigi Pelle, VC San G. Bosco Isernia