Le parolacce: segnale di onestà

Attraverso una ricerca congiunta di studiosi provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Hong Kong sembrerebbe che le parolacce siano un “segnale di onestà”. Per affermare questa teoria i ricercatori hanno sottoposto i 276 partecipanti a tre test: nel primo veniva consegnato un questionario dove dovevano elencare la parolacce più frequenti usate sui social e nel linguaggio quotidiano. Nel secondo invece i partecipanti sono stati messi alla prova con una sorta di esperimento teatrale dove dovevano utilizzare prima un linguaggio volgare, poi un linguaggio socialmente corretto. A quanto pare, il linguaggio volgare è risultato essere più onesto rispetto a quello socialmente corretto. Nel terzo esperimento invece hanno sotto posto 75 mila profili Facebook ad un’indagine, osservando i commenti sotto i post e tra amici… Si è arrivati alla conclusione che i profili che utilizzavano un linguaggio volgare più “evoluto” rispetto agli altri, sono quelli che rientrano (in base i risultati di una indagine ancora precedente) nella fascia dell’onestà. Altre ricerche simili arrivano dalla politica, dove sembra che utilizzare più parolacce nel linguaggio potrebbe tornare utile nella comunicazione con i potenziali elettori. Sarebbe bene però riuscire a comunicare utilizzando il linguaggio del nostro interlocutore, ma è meglio esprimersi cercando di entrare nella mente di chi legge o di chi ascolta, provando a usare un linguaggio che l’altro non usa, ma che “coltiva nella testa”.
Dunque è bene usare un linguaggio comune, senza però utilizzare parole volgari o offensive: è bene invece utilizzare un linguaggio comune arricchendolo di parole e nuovi spunti.

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