Nel mare ci sono coccodrilli

Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda
Questo libro ha una storia molto particolare, sia per come lo ho letto, che per come è stata raccontata la storia.
Mia madre ricevette via mail da non ricordo chi, un file, fece il download, che durò due orette comode, e scoprì che si trattava di un libro, il “libro” in questione si chiamava “nel mare ci sono i coccodrilli”, come di suo solito, mia madre lo finì di leggere in un batter d’occhio, e, appena io finì un libro che stavo leggendo non per i compiti, mi passò via mail questo file, lo cominciai a leggere, e oggi vi parlerò del primo libro che ho letto durante le vacanze, “nel mare ci sono i coccodrilli”
La storia parla di un ragazzo, Enaiatollah Akbari, per gli amici, Enaiat, che vive a Quetta, in Afghanistan, che, come ben saprete è una nazione presa di mira dalle guerre e dagli stereotipi da centinaia di anni, ma prima di proseguire con il racconto, è importante fare chiarezza su due cose:
Non tutti gli afghani sono dei pazzi talebani che urlano allah akbar (tradotto: dio è grande) sparando a salve
L’Afghanistan è in Asia, l’Italia è in europa, e ognuno dista dall’altro di all’incirca 4.712 km
Detto ciò, ci troviamo negli anni 90’, le guerre in asia sono molte, e la povertà fra la gente aumenta a dismisura, il padre di Enaiat, (nel libro non è specificato il nome di nessun familiare), commerciante, doveva portare per ordine dei talebani, (i quali erano e sono tipo le milizie nel ventennio fascista, ovunque) della merce da un posto all’altro, prima di partire però, i talebani gli fecero una premessa, nel caso qualcosa andasse storto durante il viaggio o durante la consegna, avrebbero ucciso la sua famiglia. Purtroppo, un gruppo di banditi, durante il viaggio di andata, assalì il carro ed uccisero il povero malcapitato, da lì, nella famiglia di Enaiat, composta ormai solo da una madre Enaiat e sua sorella, ci fu una grande tensione, la madre cercò di contrattare in tutti modi, fino ad arrivare al patto che solo un membro della famiglia sarebbe morto, ma i talebani scelsero proprio Enaiat. La madre, allora, decise di portare Enaiat in Pakistan, pagarono un trafficante (unico modo per spostarsi nella parte di asia povera senza pagare cifre da milionario e soprattutto rischiando meno di farsi fermare dalla polizia) il quale li portò in Pakistan, dove, a malincuore, Enaiat avrebbe visto la madre con i suoi occhi per l’ultima volta, e aveva solo 9 anni…
La madre lasciò Enaiat in un “campo profughi”, quando Enaiat si risvegliò senza la madre dovette cavarsela da solo, per fortuna, il proprietario del campo gli offrì un lavoro in cambio di alloggio in quel posto, passarono i mesi, e le cose non andavano migliorando, così, enaiat, decise di trasferirsi verso la turchia… fu un viaggio che durò un anno, fu maltrattato dalla polizia, lavorò in posti orrendi pur di dormire sotto un tetto, e a raccontarlo nei dettagli sarei capace di dilungarmi per svariate pagine, quando arrivò in Turchia, lavorò (11 anni) per lo stadio olimpionico, vendeva alimentari sotto questo, durante le olimpiadi, ma, finita la stagione estiva e di conseguenza anche queste, il lavoro mancava, e di dormire in parchi in cui più volte ebbe incontri con i pedofili, ne era già stanco, allora decise di trasferirsi in Grecia, ma aveva bisogno di un buon trafficante, e di un canotto, ma soprattutto di pane e fortuna… per non si sa quale buona sorte, dei suoi amici/ colleghi della sua stessa età, trovarono un trafficante, il quale con una cifra esorbitante diede ai ragazzi un gommone e dei remi.
Si fece notte, e i ragazzi erano ancora in alto mare, incerti anche del se la Grecia fosse in quella direzione, ma, per loro sfortuna, una tempesta arrivò, e il mare cominciò a dare il peggio di se, dal gommone ne cadde uno, poi un altro, poi un altro ancora, finché, quando la tempesta si fermò i ragazzi si resero conto di essere su terraferma, ma si resero conto di essere solo in 5, uno dei bambini rimasti, dopo tutto ciò disse, “menomale che non ci hanno mangiato i coccodrilli”
Enaiat: ma che dici?
X: i coccodrilli, nel mare ce ne sono
Enaiat: ma non è vero
X: si invece
Ed è per questo che il libro si chiama così, perché questa che vi ho raccontato e che vi sto finendo di raccontare è la storia vera di un enorme viaggio durato più di 4000 km ma vista da un bambino, che, in assenza di genitori non è in grado di capire di cosa avere paura, e non riesce a vedere le cose di cui davvero spaventarsi, come la polizia, i trafficanti poco affidabili, quindi il libro spiega di come migliaia di bambini come Enaiat e il suo amico debbano vivere e saper guardare in faccia il pericolo vero senza l’aiuto dei genitori, ma tornando alla storia…
La mia permanenza in Grecia durò poco, avevo deciso che avrei ambito alla grande Italia…
Ma stavolta non sarebbe andato via mare, ne eranoi tutti terrorizzati, e da li, le loro strade si divisero, pagai un trafficante, che lo mise in un camion dietro a della merce, ma non era da solo, era assieme ad altri 50 Afghani, in un angusto spazio, nel container di un camion, assieme a della merce enorme… arrivarono leggermente più ad ovest della grecia, ma più a nord, Enaiat comiciò a camminare, non mangiarono per molto tempo, finchè, non incontrarono dei ciclisti per strada, che gli dissero la direzione per arrivare alla stazione, quella che lo avrebbe portato in Italia, arrivò con pochi soldi, ma abbastanza per pagare il biglietto, arrivò a Roma, e li scoprì che abitava non troppo lontano anche un suo amico d’infanzia, lo chiamò dalle cabine telefoniche e gli disse che abitava a Torino e che gli avrebbe trovato, nel mentre gli avrebbe inviato dei soldi per pagare il treno e mangiare, quando arrivò a torino, trovò una famiglia disposto ad adottarlo, e, dopo mesi, capì, che era libero, l’Italia funzionava, non lo fermava nessun poliziotto, ed ero felice, così decise di chiamare il padre di un suo amico, per chiedere di fargli parlare con sua madre, impiegò mesi, ma un giorno… una telefonata era la madre, stettero interminabili minuti in silenzio, piangendo, HO SAPUTO CHE ERA ANCORA VIVA. E FORSE LI, MI SONO RESO CONTO CHE LO ERO ANCH’IO… queste sono state le parole di Enaiat, quando ha scoperto che nel mare, in australia, ci sono i coccodrilli.

Gabriele Conte 3°G