10 ANNI DALLA CATASTROFE DI FUKUSHIMA

Di Emma Craperi

Oggi, 11 marzo 2021, il Giappone commemora il decimo anniversario della tragedia di Fukushima e le 15.000 vittime che il terremoto di magnitudo 9, lo tsunami e la dispersione delle radiazioni della centrale nucleare hanno provocato. A differenza di Chernobyl (Ucraina) in cui esplose un solo reattore, a Fukushima i reattori distrutti sono 4 e si stima che ci vorranno almeno quarant’anni prima di riuscire a smantellare la centrale. Sanare la zona diventa quindi una scommessa tecnologica affidata a una squadra di ‘’ripulitori’ che hanno il compito di scavare gli strati superficiali di terreno e riporli in un luogo protetto fino alla fine del periodo (a seconda del tempo di decadimento). L’imperatore giapponese Naruhito e il premier Yoshihide Suga hanno rispettato a Tokyo (in una cerimonia senza pubblico a causa dell’emergenza sanitaria) il minuto di silenzio alle 14:46 locali (6.46 italiane) sottolineando l’importanza di non lasciare nessuno indietro e aiutare i cittadini che in questo momento si trovano in difficoltà. L’appello non deve risultare sterile poiché nel corso degli anni il numero di vittime legate alla catastrofe ha continuato la sua crescita silenziosamente. Morti non direttamente collegati all’evento ma alle conseguenze della gestione dell’emergenza. Angoscia, solitudine, distacco dal luogo di appartenenza sono i principali motivi che la polizia giapponese evidenza nelle morti di almeno 614 persone che hanno abbandonato la loro abitazione quell’11 marzo. Quasi tutti i decessi avvenuti in alloggi temporanei disseminati nelle prefetture di Fukushima, Iwate e Miyagi sono stati certificati dalle autorità come ‘morti solitarie’ e collegate alla catastrofe. Più della metà dei decessi si è verificata negli ultimi 4 anni per malattie croniche o suicidi e i residenti con più di 65 anni ammontano al 68,4% dei casi.