Erodoto e i barbari

Gli antichi greci riconoscevano un’importante parte della propria identità nella lingua, che era comune a tutti nonostante i vari dialetti; proprio per la lingua si distinguevano gli stranieri, che i Greci denominarono barbari (βάρβαροι). “Barbaro” è il termine onomatopeico con cui Greci chiamavano gli stranieri, poiché alle loro orecchie il parlare straniero somigliava ad un balbettio. Questo termine stava ad indicare chiunque non fosse in grado di parlare la lingua greca.

Ai tempi di Erodoto, quindi, la denominazione di “barbaro” non aveva una accezione negativa e si usava semplicemente per distinguere coloro che non erano Greci. Il valore negativo si instaurerà poi all’inizio del IV secolo a.C., poiché durante la crisi delle poleis sorgerà di nuovo l’antica paura dello straniero e del diverso, che andrà così a riversarsi nel bisogno di assestare ad ogni costo la superiorità greca. Da allora la parola “barbaro” avrà esclusivamente un valore dispregiativo, le “barbarie” erano infatti tutto ciò che era esterno al mondo ellenico ed indicavano qualcosa di inferiore o incivile.

All’inizio, quindi, la cultura Barbara era apprezzata da Erodoto, in particolare, che dedica gran parte delle sue opere  alle gesta degli stranieri, poiché ritiene meritino di scampare all’oblio e di ricevere la stessa gloria delle gesta elleniche. L’autore è affascinato dalla cultura straniera e una sua caratteristica molto importante è il relativismo . Egli infatti analizza vari aspetti di diverse culture alla ricerca di quella che sia “migliore”, provando sempre alla fine che le diversità nelle culture non rappresentano superiorità o inferiorità. Un esempio può essere quello dell’esperimento condotto da Dario con Greci ed Indiani, il sovrano chiede ai due popoli a quale prezzo avrebbero accettato di seguire le tradizioni funerarie dell’altro: ai greci sembra inconcepibile l’usanza Indiana di mangiare i morti e allo stesso modo gli indiani non accetterebbero in nessun caso di bruciare i loro.  Con questa testimonianza Erodoto vuole mandare al lettore il messaggio che non esistono usanze “migliori” e che occorre superare ogni pregiudizio.

Per la sua considerazione dei barbari l’autore sarà accusato di provare simpatia per questi e di commettere scorrettezze nei confronti dei Greci, quando in realta l’autore si presenta come l’emblema dell’imparzialità dando la stessa importanza alle popolazioni elleniche e non.

Il tema della discriminazione per la diversità è tanto antico quanto attuale ed è davvero sorprendente scoprire quanto la nostra società sia simile a quella di duemila anni fa.  Ancora oggi l’odio ingiustificato verso chiunque sia diverso è purtroppo diffuso ed è certamente basato sulla paura; la stessa paura provata dagli abitanti delle poleis tormenta ancora oggi, a distanza di millenni, persone ignoranti che trovano un nemico in chi è diverso.

Erodoto nella sua modernità spiega quanto le differenze siano in realtà un vantaggio e una fonte di arricchimento. Egli stesso viaggia per tutto il mondo allora conosciuto per assimilare sempre più culture e racconti da “sottrarre all’oblio”, anche nelle sue opere utilizza termini acquisiti in queste sue spedizioni culturali.

Il poeta nato ad Alicarnasso nel 484 a.C. sembra avere una mente più aperta di tanta gente nata in epoca moderna e potrebbe ancora avere qualcosa da insegnare.

Chiara Imbriani III C