“Mattatoio n. 5”: un romanzo tra utopia e verità

Salve a tutti cari lettori! Se siete in cerca di un libro da gustare in un’unica notte di insonnia, vi consiglio caldamente la lettura di “Mattatoio n. 5”.
il romanzo “Mattatoio n. 5” si apre con la presentazione dell’autore, quasi come se stesse facendo amicizia con il lettore e con la spiegazione dei motivi per i quali sta scrivendo il libro. Kurt Vonnegut, l’autore, è un veterano sopravvissuto al bombardamento di Dresda, e conoscendo le terribili sensazioni che si provano in guerra, è intenzionato a scrivere un libro contro di essa. Cosi, rievocando con un vecchio commilitone, O’Hare, i ricordi di quei tempi, inizia la narrazione.
Billy Pilgrim è il protagonista del romanzo. È in uno stato perenne di disorientamento, forse perché scombussolato dalla prigionia tedesca, o forse a causa dei viaggi nel tempo. I fatti narrati non seguono un ordine logico o lineare; infatti, dipendono dai viaggi nel tempo del protagonista. Billy crede di essere stato rapito dai “tralfamadoriani”, ovvero gli abitanti del pianeta Tralfamadore. È grazie a questi esseri, che hanno una visone diversa della vita, che capisce che quando una persona muore, non muore veramente. I viaggi nel tempo di Billy lo riportano agli anni della seconda guerra mondiale, all’atterraggio sfortunato dell’aereo pieno di optometrici, agli anni della sua gioventù, agli anni di prigionia tedesca a Dresda, e anche alla sua morte.

Il romanzo termina con una descrizione di Dresda dopo il bombardamento. Billy Pilgrim è, agli occhi degli altri personaggi, una figura ridicola: non tanto per il fatto che fosse alto 1m e 90 “con un torace e 2 spalle che sembravano una scatola di fiammiferi da cucina”; e neanche solo per il fatto che indossasse abiti ridicoli ( tra cui, un giubbotto decisamente piccolo per lui e una toga azzurra accoppiata a degli scarponi argentati usati da Cenerentola nello spettacolo degli inglesi); credo che fosse ritenuto ridicolo per ciò che andava dicendo alla gente, ciò in cui credeva fermamente: i viaggi nel tempo e i tralfamadoriani. D’altronde, anche secondo l’autore è una figura ridicola: “ non aveva affatto l’aria di un soldato; sembrava un fenicottero sporco”. Billy, inoltre, aveva una moglie “ che nessun altro uomo avrebbe mai sposato” e due figli che, pur vivendo sotto lo stesso tetto, non conosceva. È un optometrico di Ilium, una città americana nella quale è nato, cresciuto e morto. La sua morte, a proposito, “secondo la concezione dei terrestri”, è avvenuta nel 1964; secondo, invece, la concezione dei tralfamadoriani, Billy come tutti gli altri non è mai morto. Billy sapeva quando, dove e per mano di chi sarebbe morto, ha vissuto diverse volte quella scena. Ma non ha lo stesso fatto niente per evitare di morire.

Inoltre, Billy può sembrare apatico in varie circostanze: per esempio, quando durante la seconda guerra mondiale, dei tedeschi gli sparano e mancano il bersaglio. Billy rimane là, fermo, perché gli sembrava giusto che i tedeschi avessero a disposizione un’altra chance per riprovare. Oppure, quando all’ospedale per reduci di guerra, è perfettamente cosciente, sa che sua moglie è appena morta e i suoi due figli sono là con lui; non dice una parola facendo credere di essere diventato un vegetale.
In realtà, l’apatia di Billy e’ il risultato della scarsa considerazione che aveva della morte e della vera natura del tempo, omologata a quella dei tralfamadoriani.
Trovo geniale il modo in cui Kurt Vonnegut descriva un tema cosi delicato come, quello della guerra. Credo che ci siano tante spiegazioni che il lettore si dà sul motivo per cui l’autore accosti sarcasmo, ironia e una storia paradossale come questa, al tema della guerra: io penso che lo scrittore voglia mettere in risalto non tanto le atrocità della guerra, quanto le parti illogiche e irrazionali che spingono l’uomo a dichiararla.
Il romanzo mi è piaciuto perché ha in molte parti descritto il carattere psicologico dei personaggi e le atrocità a cui pensano durante il tempo di guerra, facendo cosi notare al lettore come le menti delle persone possano cambiare in situazioni avverse e offuscare la ragione. Fa inoltre paura il distacco e la freddezza dell’autore nei confronti della morte e della distruzione. Infatti ripete innumerevoli volte la frase: “Cosi va la vita”, ogni qualvolta accenna o descrive scene di morte. Con questa frase, l’autore assume un atteggiamento subdolo, sprezzante dell’intero essere umano.

Francesca Lombardo, III M