Watchmen: storie di supereroi pieni di debolezze

Il supereroe. Una figura che trasmette sicurezza e infonde fiducia nei cuori nella gente. Un individuo al di fuori della normalità che compie imprese  incredibili e che lotta per la giustizia sconfiggendo i criminali. O almeno questa è l’idea che appartiene al nostro immaginario comune. Ed è proprio partendo da questa visione dei supereroi che Alan Moore crea la sua opera, Watchmen.

La storia, ambientata in un 1985 in cui gli Stati Uniti si trovano sull’orlo di una guerra nucleare contro l’Unione Sovietica, si apre con l’assassinio di un ex-giustiziere mascherato e con l’inizio delle indagini dell’ultimo uomo in calzamaglia, alla ricerca del complotto che mira a togliere di mezzo gli ultimi rimasti. Difatti nel mondo immaginato dallo scrittore britannico i vigilanti sono una realtà affermata e che ha visto interrompere il proprio operato a causa di leggi, dovute all’aumento del malcontento popolare, che li hanno dichiarati fuorilegge. 

Ma qual è l’obbiettivo dell’autore quindi? Moore non punta a raccontare una storia piena d’azione e combattimenti fra supereroi e super-cattivi, ma una storia di persone. I personaggi vengono resi più umani e presentati nella loro quotidianità, con i loro pregi e con i loro difetti. Questi non vengono più dipinti come esseri invincibili e privi di problemi, ma in maniera completamente opposta. I giustizieri mascherati infatti vengono ridicolizzati e messi in luce per le loro debolezze e per i loro problemi, tanto da portare il lettore a empatizzare e a provare pena per loro. I vigilanti, soprattutto a causa dei loro poteri e del loro ruolo, vengono quindi coperti da un peso, da delle responsibilità e da dei dubbi che li portano a soffrire, a provare rimorsi e a interrogarsi. Ma nonostante questo sia un aspetto importantissimo dell’opera, il vero punto fondamentale della storia rimane un altro.

Difatti l’elemento che prevale maggiormente sugli altri e che colpisce fin da subito i lettori è l’ambientazione della stroria.  Alan Moore, grazie al suo incredibile genio, crea e dipinge un mondo che per quanto ci appaia lontano , è in realtà molto più vicino a noi di quanto sembri. I supereroi e gli altri elementi sovrannaturali diventano quasi di secondaria importanza e lasciano invece posto a un ambiente, a un contesto che appare più vivo che mai. Lo scrittore grazie a notizie, giornali, conversazioni e persone  ci mostra le sfaccettature più diverse dell’essere umano, i suoi comportamenti e come questi si riflettano e condizionino il mondo circostante. Ma non tutte le parole spese dal britannico sono d’elogio, bensì quasi l’esatto opposto. L’autore, attraverso questi elementi, mostra un mondo marcio, corrotto e pervaso dall’ignoranza e dall’arroganza dell’uomo. Questi squarci sulla realtà dunque ci mostrano l’egoismo dell’uomo, sempre pronto a fare ciò che desidera e che li conviene, la sua supponenza , che lo porta a sentirsi superiore agli altri e a pensare di avere una visione completa su tutto ciò che lo circonda, e la sua follia, che ha portato il pianeta sull’orlo di una guerra nucleare, anche a causa della sua troppa sicurezza.

Alan Moore, attraverso la sua grapich novel, fa quindi una forte critica alla nostra società e in particolare a quella americana. Per quanto infatti questa visione  possa apparire pessimista e irreale per alcuni,  lo scrittore mostra a noi lettori una realtà, che per quanto sia difficile da ammettere, è effettivamente così.  L’autore ci rende consapevoli, ci colpevolizza e ci fa comprendere come il marcio sia in tutti noi e come nessuno sia esente da colpe. Il mondo è un posto crudele e traviato, ma siamo sicuri di non poterci fare niente e di non esserne noi la colpa? Il fumettista inglese con questa storia ci vuole comunicare qualcosa: dentro ognuno di noi esiste un mostro che dorme, sempre pronto ad essere risvegliato. Allo stesso tempo però cerca anche di mandare un messaggio di speranza, ossia che l’uomo se sta attento può riuscire a tenere sotto controllo questo mostro e a non risvegliarlo. E proprio sperando che questo messaggio venga capito, egli conclude la sua opera e la consegna all’olimpo dei capolavori, lasciando alla letteratura mondiale un’opera da cui tutti gli autori successivi si sono ispirati, si ispirano e si dovranno ispirare. 

 

Di PANCOTTI NICOLA

 

 

 

Fonte immagine https://www.wired.it/play/fumetti/2019/10/26/personaggi-watchmen-conoscere-serie-tv/?refresh_ce=