Il fenomeno delle modelle che non esistono

Oggi molti brand  famosi tendono a scegliere sempre più modelle virtuali in 3D, che sembrano quasi reali. Questa scelta porta molti vantaggi, come ad esempio un risparmio di tempo e di soldi. Il problema, tuttavia, non riguarda solo gli avatar, ma anche la nuova generazione che giorno dopo giorno diventa sempre più virtuale. Secondo la loro mentalità la bellezza è rappresentata dalla perfezione, tanto che alcuni fanno ricorso alla chirurgia plastica per assomigliare a qualche influencer.

Il fenomeno è  analizzato da Stefania Fornoni, personal stylist milanese, sulle pagine del blog  “Alley Oop de “Il Sole 24 Ore”. Secondo il suo parere andrebbero ingaggiate persone in carne e ossa per rappresentare le varie aziende di moda, perché l’essere umano riesce a trasmettere sentimenti ed emozioni che non possono essere provati e quindi espressi da un semplice computer. D’altra parte, le aziende più famose sostengono che lavorare con questi avatar sia più conveniente perché vengono creati rispettando le loro necessità e permettono di risparmiare sui costi dei contratti delle modelle reali. Inoltre, un noto fotografo inglese, Cameron James, esprime la sua opinione dicendo che se l’avatar ti “influenza”, perché bisogna soffermarsi sul fatto che non sia reale? D’altronde come dargli torto, per molti l’importante è che sia il più realistico possibile, non importa se sia vero o digitale.

Però, c’è da dire che noi umani ce la mettiamo tutta per diventare sempre più virtuali. Ormai si passa più tempo a chattare sui social e a fare foto e meno per vedersi e trascorrere del tempo nella vita reale. Al giorno d’oggi, infatti, i giovani hanno una visione distorta della loro bellezza, questo perché passano la maggior parte del tempo sui social e quindi per loro i canoni di bellezza assoluti vengono rispecchiati nei filtri che usano per modificare le foto e negli influencer che seguono giorno e notte. Questo fatto è molto preoccupante perché alcuni di loro scelgono la via della chirurgia plastica, pur di rispettare il loro concetto di “perfezione”. Per questo motivo la loro generazione, nata col telefono in mano, tende sempre più a digitalizzarsi, creando delle “persone” tutte omologate.

Secondo il parere di molti la scelta migliore sarebbe quella di utilizzare delle modelle vere in carne e ossa al posto degli avatar perché, come già detto prima, trasmettono sentimenti ed emozioni. Se si continua così, il genere umano rischia di essere rimpiazzato da macchine e software in ogni settore, sia lavorativo che sociale. I giovani, però, devono cercare di passare più tempo all’aria aperta incontrando e frequentando persone reali e non trascorrere il tempo solo sui social, perché altrimenti saremo tutti uguali l’un l’altro, diventando dei semplici personaggi virtuali.

In conclusione la scelta più giusta dal punto di vista morale è quella di adoperare persone reali e non dei semplici avatar, perché non bisogna farsi sottomettere dai computer e pensare solo al proprio guadagno economico. Utilizzare modelle reali infatti  vuol dire coinvolgere decine di mestieri, dai costumisti e truccatori ai coreografi, dando la possibilità quindi a molte persone di lavorare e, di conseguenza, guadagnare qualcosa facendo girare l’economia. Inoltre, un banale programma non è in grado di suscitare emozioni tanto quanto può farlo un essere umano, perché quest’ultimo possiede un cuore e un’anima, i quali sono inimitabili ed evocano ricordi e sentimenti.

Simone Bonfiglio  3 AL