I rapporti sociali al tempo del Coronavirus: un disastro

La nostra salute dipende molto dalla qualità delle nostre relazioni e dalla nostra felicità.

Probabilmente non tutti sono consapevoli dell’importanza che riveste la cura delle proprie relazioni come fattore del miglioramento della propria salute e della prevenzione delle malattie.

Molti scienziati hanno studiato che pazienti infartuati che sono socialmente isolati, hanno una probabilità quasi doppia di avere un altro infarto entro cinque anni, rispetto ai pazienti con una ricca vita sociale. Si è studiato inoltre che negli anziani socialmente più integrati e attivi, le perdite di memoria sono significativamente minori.

Oggi, per combattere il Coronavirus, bisogna rispettare le distanze sociali, ed è proprio per questo che è ovvio che la situazione che stiamo attualmente vivendo stia determinando una oggettiva riduzione nei rapporti sociali tra le persone; quindi a causa delle restrizioni adottate dal Governo per contenere il contagio dal Coronavirus, molti lavoratori sono in “smart working” (lavoro da casa), scuole e università sono parzialmente chiuse, etc.  

A differenza degli adulti, che hanno una maggiore capacità di sopportazione, i giovani e gli anziani hanno un estremo bisogno di contatto fisico e di trovarsi in mezzo agli altri.

La parola d’ordine di quest’emergenza è stata isolamento: le conseguenze di un prolungato distanziamento sono significativamente forti e devastanti. Il virus ci ha insegnato a guardare ogni persona con diffidenza, come possibile portatore di infezione e malattia e ha introdotto nella nostra società l’idea che l’altro possa portare qualcosa di cattivo e dannoso, anche se involontariamente.

Ogni lockdown ci ha resi e continuerà a renderci più diffidenti: in questi mesi abbiamo imparato ad isolarci, a stare in casa, in uno spazio che erroneamente crediamo l’unico sicuro e protetto. Guardiamo sempre più spesso le possibilità di contatto con gli altri con maggior timore e questo lascerà inevitabilmente un segno indelebile sull’intera comunità, e più nel dettaglio, sui rapporti sociali.

La solitudine, la paura che nulla torni più come prima, il timore di vedere i nostri cari per un possibile rischio di contagio: è il dramma che ognuno di noi ha vissuto e continua a vivere a causa della pandemia e che ha creato una condizione di stress psicologico continuo, in cui è forte un crollo delle certezze. 

Tali rapporti possono però fortunatamente esser mantenuti grazie alle tecnologie che ci supportano, e oggi possiamo dar prova di usarle ancora meglio e che ci aiuteranno a ridurre il senso di isolamento sociale. Pensiamo alle videochiamate che possiamo fare, alle telefonate, alle chat, tutti strumenti che ci permettono un aumento della quantità digitale dei rapporti.

ELISA PADOVANI III E