“Coraline”: l’anoressia in una canzone

Durante il Festival di Sanremo, tra i diversi ospiti presenti nelle varie serate dedicate alla canzone italiana, si sono esibiti  i  Maneskin, vincitori lo scorso anno del Festival nonché dell’Eurovision. Sul palco dell’Ariston hanno presentato “Coraline” una canzone del 2021 appartenente all’ album  “Teatro d’Ira-Volume 1”.

Molteplici sono le interpretazioni riguardo il significato del brano. Sicuramente il disturbo alimentare legato all’anoressia è il tema centrale di una storia senza lieto fine.

Il cantante della band, Damiano, nella nota dei suoi ringraziamenti menziona particolarmente la sua ragazza nonché modella Giulia Soleri, ringraziandola per avergli fatto scrivere questa canzone.

Non ci sono fonti certe che Giorgia abbia sofferto o soffra di anoressia, ma considerata la sua professione, l’ipotesi che l’abbia coinvolta, almeno in un periodo della sua vita, è molto probabile. Tuttavia la modella afferma di soffrire di vulvodinia ed endometriosi, malattie complementari che colpiscono l’apparato riproduttore femminile.

I Maneskin, con questo brano, esplicitano un dolore indicibile, forse difficile da comprendere a pieno.

Analizzando il testo, nella prima strofa vi è un dialogo tra il narratore e Coraline, quest’ultimo le chiede di dirgli le sue verità, di renderlo partecipe del dolore che sta vivendo, che sta opprimendo la sua vita riducendola ad una semplice sfiduciata esistenza; una ragazza dai capelli rossi, bella come il sole, con una forza (poi non emancipatasi) di rinascere, come nei versi  “se senti campane cantare / vedrai Coraline che piange”. Mentre, nei versi “prende il dolore/e lo porta dentro se”, è fatta presente l’indole empatica della protagonista.

“Però lei sa la verità (della malattia, appunto); “È una bambina però sente / come un peso e prima o poi si spezzerà/ e la gente dirà/ non vale niente”, “Coraline non vuole mangiare no/ si Coraline vorrebbe sparire”. 

Le parole esprimono a pieno le conseguenze dell’ anoressia, i sintomi quali l’alessitimia, la depressione, la svalutazione di se stessi, l’alienazione, il senso di smarrimento ed il dismorfismo (concezione irreale dell’immagine di se stessi che porta ad una dispercezione corporea) derivato dall’ anoressia nervosa.

Vi sono versi in cui Damiano parla in prima persona esplicitando la sua volontà a starle vicino, per aiutare Coraline (ipotetica Giorgia) a sconfiggere il mostro che ha dentro che man mano la sta “mangiando”, nella profondissima strofa:

“Sarò il fuoco ed il freddo / Riparo d’inverno / Sarò ciò che respiri /Capirò cosa hai dentro / E sarò l’acqua da bere/ Il significato del bene / Sarò anche un soldato / O la luce di sera / E in cambio non chiedo niente/ Soltanto un sorriso / […] Sarò vessillo, scudo / O la tua spada d’argento”.

Infine, nell’ultima strofa, vi è una menzione dedicata alla sterilità (cagionata dall’endometriosi nel caso di Giorgia o dall’amenorrea prolungata se considerata l’interpretazione secondo il principio dell’ anoressia): “Ha perso il frutto del suo ventre”.

La canzone termina richiamando lo stato di isolamento e smarrimento causato dalla malattia che porta ad una chiusura interiore non compresa dagli altri oppure ostacolata alla conoscenza dal soggetto che ne soffre che vede come un ostacolo chiunque cerchi di aiutarlo: “Le han detto in città c’è un castello / Con mura talmente potenti / Che se ci vai a vivere dentro /Non potrà colpirti più niente”.

Coraline è più di una canzone, è una storia che descrive la condizione interiore di un numero forse troppo enorme di persone, è la riuscita comprensione di un grido d’aiuto.

 

Sara M.G. D’Annunzio