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Un giorno con Dante: racconto di un viaggio all’Inferno attraverso opere d’arte

 

” La “porta dell’inferno” segna il confine tra la realtà e il viaggio dantesco, della mostra “Inferno” di Jean Clair, tenutasi nelle scuderie del palazzo del Quirinale a Roma, dal 15 ottobre 2021 al 23 gennaio 2022. 
L’accesso infernale non è altro che la maestosa opera scultorea dell’artista Rodin, ispirata alla porta che Dante descrive nel III canto, in cui sono rappresentate numerose figure di dannati che esprimono la loro disperazione: Paolo e Francesca, Ugolino, il gruppo delle ombre. In alto, al centro dell’opera, si staglia “ il pensatore” che rappresenta Dante stesso.

Il percorso continua con l’esposizione di varie opere, in una rappresentazione scultorea e pittorica de “La Divina Commedia”. É particolarmente suggestiva l’opera “la caduta degli angeli ribelli” dell’artista Francesco Bertos che, con grande maestria, riesce a ricavare da un blocco di marmo sessanta figure che formano una piramide allacciata in una caduta generata dall’arcangelo Michele: gli angeli ribelli sprofondano nelle fauci dell’inferno con la spada sguainata e con lo scudo su cui sono scritte le parole: QUIS UT DEUS (“chi è come Dio?”), Alla base, si contrappone a Michele il superbo Lucifero che punta l’indice, mentre intorno a lui i compagni si trasformano in diavoli.

Continuando, ci si immedesima, in modo progressivo, nell’idea della separazione fra il bene ed il male con il “giudizio universale” di Beato Angelico, in cui al centro del pannello si vede Cristo giudice circondato da una schiera di angeli. Ai lati dei sepolcri, gli angeli e i diavoli si sono spartiti i corpi risorti, a sinistra i beati che pregano il Signore e a destra i dannati, tormentati dai demoni che li conducono all’inferno.

Ma fra i capolavori artistici attraverso cui si snoda la mostra, fatti di mostri e diavoli e bocche che divorano corpi e sofferenze atroci, l’opera ritenuta da molti come più geniale è la voragine infernale del Botticelli, che descrive in maniera dettagliatissima la geografia dell’opera dantesca.

Dopo un excursus attraverso una sorta di visione medioevale dell’inferno, il visitatore si trova di fronte ad una interpretazione più moderna dello stesso, potremmo definirlo “l’inferno ai giorni nostri” che nelle opere è rappresentato dalle brutture dei tempi moderni, dalle guerre, dai manicomi, dallo sfruttamento nelle industrie, fino al culmine dell’espressione del male rappresentata dai campi di concentramento.

Dopo aver attraversato corridoi cosparsi di opere raffiguranti orrende creature, scene raccapriccianti, torture ed atrocità, il percorso si conclude. La visione di queste opere a primo acchito ci induce a distogliere lo sguardo per via della bruttezza rappresentata, ma questa prima sensazione di timore ci lascia ben presto, facendo spazio ad altre sensazioni. Opere magnetiche, da cui lo sguardo non accinge più a staccarsi, forse perché ci portano a scavare nei nostri ricordi più profondi, forse perché ci fanno riflettere sulle nostre azioni, ma una cosa è certa: attraversare questi corridoi ci fa render conto che l’inferno esiste e non si tratta dell’oscura voragine che descrisse Dante, l’inferno esiste ed è qui sulla Terra.
Però questo non ci deve far pensare in maniera erronea che il mondo sia dominato dal male, la mostra ha la stessa conclusione che ha il viaggio di Dante “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, Inferno canto XXXIV. Ad accoglierci nell’ultima sala si presenta una vista mozzafiato delle stelle dell’universo, rappresentato in tutta la sua sconfinata bellezza.

Testo e foto di Leonardo Monarca, II Q