Le erbe aromatiche: il Timo

Il nome scientifico del Timo è Thymus Vulgaris; appartenente alla famiglia delle Liamaceae, è una pianta tipica dell’area mediterranea e del Caucaso, si trova infatti in tutta Europa, Transcaucasia, Anatolia, Asia Mediterranea e Africa settentrionale.

La pianta del timo è largamente diffusa anche in Italia e assume diversi nomi a seconda del luogo: tummu, tumetti (Liguria), erba salterella, timm (lombardia), peerel (Veneto), timu, tumineddu (Sicilia), tumbu, arrigamu (Sardegna), tuma (Abruzzo).

Gli vengono attribuite numerose proprietà antispasmodiche, stomachiche, antimicrobiche ed espettoranti.

Usi in cucina e non solo

In cucina i fiori di timo vengono utilizzati prevalentemente essiccati. Infatti, grazie alle proprietà aromatiche, vanno ad aromatizzare e insaporire i piatti;  mentre il timo fresco viene utilizzato per guarnire e decorare la portata.

I francesi fanno un larghissimo uso di timo aggiungendolo a piatti famosi come la bouillabaisse e la boeuf a la bourguignonne. È molto popolare nella cucina nordafricana e mediorientale essendo l’ingrediente principale dello za’atar, un mix di spezie che include anche semi di sesamo tostati, sommacco e sale. È una spezia molto diffusa anche nella cucina nordamericana, inoltre rappresenta uno degli ingredienti base della cucina mediterranea.

Viene utilizzato per aromatizzare la pasta, i ripieni, la carne arrosto, le verdure, i funghi, ma anche il pesce, i liquori o i vini aromatici. Insomma è un arbusto che, oltre a crescere spontaneamente, può anche essere coltivato in casa, sia come pianta ornamentale per il giardino o per il balcone, sia come pianta per scopi alimentari.

 Ha anche un’ enorme efficacia in campo medico, dove viene utilizzata  per il trattamento di bronchiti e tosse e in quello cosmetico, grazie alla presenze dei molteplici oli essenziali.

Curiosità

Secondo una leggenda, il timo è stato portato sulla terra da Gesù Cristo per aiutare l’uomo ad alleviare le sofferenze. Nel Medioevo, i contadini ne facevano benedire i rametti, ritenendo che potesse allontanare le streghe.

Il termine greco “thymos” indicava il principio della vitalità, il cuore che, secondo i Greci, era l’organo della respirazione e sede dell’ira, del coraggio e dell’ardore. L’attributo “thymos” indica ,inoltre, un’esalazione di fumo (durante le funzioni religiose si bruciavano rametti di timo), ma anche il vigore fisico e il coraggio. Non a caso i soldati tonificavano il loro corpo lavandosi con acqua di timo e bevevano tisane per rinvigorire il loro animo. Anche gli Egizi lo utilizzavano nella preparazione dei loro unguenti mentre i Romani sfruttavano le sue proprietà antisettiche per purificare l’aria negli ambienti chiusi, per aromatizzare cibi e formaggi.

Non dobbiamo dimenticare che il timo, assieme a lavanda, rosmarino e salvia, era anche uno dei preziosi ingredienti del così detto ”aceto dei quattro ladroni”, rimedio infallibile contro tutti i mali, soprattutto durante le pestilenze.

Un’antica leggenda narra che, durante la pestilenza che colpì Tolosa nel 1630, quattro ladri, incuranti del rischio di restar contagiati, entravano tranquillamente nelle case degli appestati per derubarli di tutte le loro ricchezze.

Catturati e condannati all’impiccagione, prima di essere giustiziati, svelarono al giudice qual era il segreto della loro incolumità dalla peste, in cambio della grazia.

I ladri resero noto che si bagnavano i polsi e le tempie, due volte al giorno, con una miscela a base di erbe aromatiche e tra queste proprio il timo.

Il timo e i sensi

L’aroma è molto forte, pungente e penetrante, di base ricorda vagamente il rosmarino ma può assumere note diverse a seconda della tipologia usata. È una pianta alta 10/20 cm con fusti eretti, numerose ramificazioni diffuse e folte. Le foglie sono piccole, con un breve picciolo, leggermente pelose, di colore verde e molto alte. I suoi fiori presentano una corolla rosa o lilla, sono molto ricchi di nettare e per questo molto ricercati dalle api.

 

Del Borrello Vittoria

Federico Menna