25 Novembre: una data che mi sta particolarmente a cuore

di Anna Di Paola, 1B

In principio le ricorrenze annuali erano efficaci per sensibilizzare le persone a proposito di argomenti seri, come la lotta contro l’AIDS o il cancro al seno, ma oggi si celebra la Giornata del gatto e degli incontri con gli extraterrestri.”

Oggi le ricorrenze annuali nazionali e internazionali sono sempre di più, tanto che non conosciamo l’esistenza di molte di esse. Per esempio, è noto a tutti che il 5 Febbraio è la Giornata mondiale della Nutella? O che il 28 Gennaio è la Giornata mondiale della sclerosi multipla, ma allo stesso tempo anche dell’hamburger? Immagino di no. Il fatto è che attualmente si festeggia praticamente di tutto. Esiste la Giornata mondiale della lentezza (27 Febbraio), del sonno (17 Marzo), del naso (16 Giugno) e addirittura quella dei blogger (2 Maggio).

Ma quali sono le giornate davvero speciali che vale la pena celebrare?

Il 25 Novembre di ogni anno, a partire dal 1999, si festeggia la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Perché è auspicabile che stia particolarmente a cuore questa data? Soprattutto perché milioni di donne sono morte a causa di violenze domestiche, psicologiche o abusi. Le statistiche affermano che il 31,9 per cento delle donne tra i 16 e i 70 anni (quindi poco meno di 7 milioni di donne al mondo) dichiarano di essere state vittime di violenza fisica, sessuale o morale, almeno una volta nella loro vita. Riguardo allo stupro, invece, “solamente” il 4,8 per cento (circa un milione di donne). E in base al numero di femminicidi (circa 88 ogni giorno), nell’80 per cento dei casi l’aggressore abita nella stessa casa della vittima. 

Come la schiavitù dei neri nella seconda metà dell’800, anche la violenza sulle donne è considerata una violazione dei diritti umani e, malgrado ciò, in questo periodo di lockdown, i casi di violenze domestiche sono aumentati. Fortunatamente, nonostante l’emergenza Covid, i centri di assistenza sono comunque rimasti aperti e disponibili ad aiutare quelle donne che, per sfuggire al pericolo che si trova all’interno della loro dimora, sono costrette ad affrontarne un altro al di fuori.

Ma solo da pochi anni la violenza sulle donne è diventato tema e dibattito pubblico.

Ogni 25 Novembre, in tutte le piazze d’Italia come in tutto il mondo, le panchine e le fontane si tingono di rosso, e migliaia di scarpe rosse si spargono per le strade delle città lasciando ad occhi aperti i passanti.

Questa iniziativa, ideata dall’artista messicana Elina Chauvet e denominata “Red Shoes“, ha l’obbiettivo di sensibilizzare e diffondere il simbolo della lotta contro la violenza di genere. La prima manifestazione di questo tipo si svolse nel 2009 proprio grazie ad Elina, che raccolse 33 paia di scarpe color sangue e le espose in modo tale da simulare una marcia silenziosa, ma profondamente d’impatto. Anche io, per cultura familiare e sentendomi nel profondo femminista, ho partecipato più di una volta a eventi simili, e ho avuto l’occasione e la fortuna di ascoltare, con molta compassione nell’animo, testimonianze di varie donne e ragazze che sono state vittime di abusi e/o violenze da parte di sconosciuti, colleghi di lavoro, amici o addirittura familiari. 

Un’altra iniziativa un po’ più recente ma molto bella ed emozionante, è il flash mob partito da un gruppo femminista del Cile, Las Tesis, e giunto in tutto il mondo, anche in Italia. Decine di donne, rispettivamente bendate e accompagnate dal suono dei tamburi,  si ritrovano in piazza intonando un testo di denuncia contro lo Stato, il sistema e gli agenti di sicurezza, denominato “Un violador en tu camino” (“Uno stupratore sul tuo cammino”).

Lo stupratore sei tu, la colpa non era mia, né di dove mi trovavo, né di come ero vestita“, gridano le donne eseguendo coordinatamente una coinvolgente coreografia. Il testo originariamente cileno, è stato poi tradotto in Italiano con l’aggiunta di un’altra importante frase: “Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce“.

Come “Red Shoes“, anche “Un violador en tu camino” è  un grido per dire basta ai femminicidi e alla violenza di genere. Invito sentitamente chiunque, soprattutto i miei coetanei che spesso sottovalutano e ignorano queste manifestazioni di protesta e di giustizia, ad assistere alle prossime iniziative. Io ci sarò di sicuro!