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Chiara Ferragni, gli abiti-manifesto indossati al Festival di Sanremo  

Sabato 11 febbraio si è conclusa la 73esima edizione del Festival di Sanremo, un evento tanto atteso quanto discusso. 
Quest’anno, dopo numerosi inviti, Chiara Ferragni ha accettato di essere co-conduttrice per due serate: la prima e l’ultima. In entrambe le serate ha sfoggiato degli abiti particolari, ognuno dei quali porta con sé un messaggio.

Chiara è infatti da sempre sostenitrice di molte battaglie riguardanti le donne e spinge le ragazze a prendersi il proprio posto nel mondo.

Gli abiti nascono da un’idea di Chiara in collaborazione con Fabio Maria Damato.

L’abito d’esordio è “Il vestito manifesto“, realizzato da Dior, caratterizzato da un messaggio scritto a chiare lettere sulla stola “Pensati libera” completato da un abito di seta nero. Le semplici ma forti parole arrivano da una fotografia scattata da Claire Fontaine, che ispira le donne a sentirsi libere dal ruolo che è stato loro imposto dalla società. Pensati libera è dedicato a tutte le donne che hanno voglia di sentirsi semplicemente loro stesse, senza essere giudicate.

Il secondo abito, quello indossato durante il monologo da lei dedicato alla bambina che è stata, è “Il vestito senza vergogna“. Costituito da un abito in tulle color carne che riproduce con un ricamo il corpo dell’imprenditrice, riporta l’attenzione sui diritti delle donne e del loro corpo. L’illusione di nudità ricorda a tutte l’uguaglianza di genere e il diritto di mostrare se stesse senza doversi sentire giudicate o colpevoli.

La terza scelta di Chiara e il suo team è “L’abito contro l’odio“, un semplice abito peplo bianco su cui sono riportate alcune delle critiche a lei rivolte dai numerosi haters, raccontando un disprezzo infruttifero contro il quale lottare ogni giorno.

La quarta creazione portata sul palco, sempre realizzata da Dior, è “La gabbia“, quest’abito punta a liberare le nuove generazioni dalle convenzioni e dagli stereotipi spesso imposti dalla società.

Nella serata finale, invece, gli abiti sono stati disegnati da Daniel Roseberry e  realizzati dalla Maison Schiaparelli. Durante la prima discesa dalle iconiche scale dell’Ariston, accompagnata da Amadeus e Gianni Morandi, Chiara ha indossato un abito dal titolo che parla da sé: “La donna e la madre guerriera“. Un vestito di raso blu elettrico che rappresenta la sacralità della maternità, completato da un’armatura oro scolpita sui seni di Chiara, associata all’idea che non si ha bisogno di imitare la forza maschile per essere considerati allo stesso livello. 

È “Body Painting” il titolo pensato per il secondo abito della serata finale, un corpo di una donna dipinto sul tessuto azzurro con pennellate oro.  L’influencer parla alle donne, soprattutto alle ragazze “Liberate il vostro corpo e fatene ciò che volete perché il corpo della donna è il capolavoro massimo della creazione”.

È invece un abito nero di velluto ad accompagnare Chiara nella terza discesa, il nome “L’abito dei diritti umani” ricorda a tutti che i diritti riproduttivi sono diritti umani.

Il look è caratterizzato da una collana a forma di utero, composta da diverse sezioni del corpo di una donna. L’imprenditrice afferma ancora una volta quanto il diritto all’aborto sicuro e alla procreazione assistita siano importanti e non debbano più essere messi in discussione.

La femminilità maschile” è, a differenza degli altri, un abito pantalone nero interrotto da un corsetto con gli addominali ricamati in perle.
Il completo rappresenta una caricatura dello stereotipo sessista per cui una donna per essere presa sul serio deve assumere comportamenti maschili o vestirsi “da uomo”.  Tramite questo vestito Chiara ricorda a tutte le donne di non rinunciare alla propria femminilità.

 

A questo festival, Chiara Ferragni non ha portato solo tanti abiti belli, ma ha voluto esprimere un messaggio, e con ognuno di essi riportare l’attenzione sui diritti delle donne e del loro corpo. Grande Chiara!

 

 Giulia Piccirilli