Guerra Israele-Palestina: osserviamo le tempistiche 

Tutti siamo, ormai, consapevoli della tragica e spiacevole situazione che si è creata in Medio Oriente, tra Israele e Palestina, che da secoli rivendicano con forza la loro libertà e supremazia l’uno sull’altro.

La loro storia inizia addirittura nel 70 d. C, quando la Palestina diventa ufficialmente provincia romana e milioni di ebrei sono costretti ad emigrare in altri Paesi, lasciando così un luogo deserto alla portata di tutti i popoli, in particolare gli arabi che nel VII secolo d.C. conquistano il territorio. 

Tutt’oggi gli ebrei continuano a voler riconquistare la loro terra natia, rivendicata al tempo stesso dagli arabi, che nel frattempo hanno costruito a tutti gli effetti una nuova società. 

È questa la causa principale di quello che sta accadendo, in quanto Hamas, partito estremista palestinese, vuole riprendere l’intero territorio e non fermarsi ad accordi per la spartizione dei confini. 

Per raccontare interamente la loro complicata storia dovremmo impiegare ore, ma adesso ci limiteremo a capire ciò che tutti ignorano e che tutti si domandano o si dovrebbero domandare ogni giorno. 

Sappiamo che è una guerra che va avanti da secoli, allora perché solo adesso se ne inizia a parlare

seriamente? E perché è degenerato tutto fino ad arrivare al genocidio di migliaia di civili? 

Il 7 ottobre del 2023, Hamas decide di sferrare l’attacco decisivo e iniziare una vera e propria guerra armata. Ma cosa ha spinto Hamas proprio ora ad iniziare questo conflitto? 

Hamas sostiene di voler riottenere i propri territori, ma le vere motivazioni sono ben più profonde e hanno radici sicuramente politiche. 

Infatti, nel 2020, Israele firma l’Accordo di Abramo,

che sancisce il loro rapporto amichevole con Marocco, Emirati Arabi, Stati Uniti e Bahrein. Recentemente Israele stava stringendo rapporti anche con l’Arabia Saudita per ottenere anche con quest’ultima un accordo. 

Hamas, vedendo in questo un pericolo per la supremazia della Palestina, ha deciso di attaccare, solo per spingere Israele a causare un vero e proprio genocidio di massa verso i palestinesi, cosicché gli Stati alleati non potessero più schierarsi con il carnefice in quanto ne sarebbe uscita lesa la loro immagine. L’intento di Hamas è quello quindi di provocare il nemico e di lasciarlo totalmente solo. 

Allo stesso tempo un’altra motivazione, ancor più pericolosa ma non ancora accertata, riguarda l’Iran. Quest’ultimo aveva sancito un accordo a marzo 2023 con l’Arabia Saudita che si stava  alleando con Israele. Alcune dichiarazioni, ancora da accertare, affermano che ad aiutare e appoggiare Hamas nei bombardamenti a Israele siano stati proprio gli iraniani. Questo comporterebbe una rottura di tutte le alleanze e una decisione netta da parte dell’Arabia Saudita che non può rimanere un bilico tra i due fuochi. Si arriverebbe così a dei veri e propri schieramenti in Medio Oriente.

Queste sono, dunque, le motivazioni alla base del conflitto, ma, mettendo da parte l’aspetto politico e teorico, noi, in quanto cittadini del mondo, al momento possiamo soltanto aspettare e sperare per gli sfortunati civili di entrambe le zone, vittime di una situazione troppo grande e ingiusta per loro.

Lisa Croce