Israele e Palestina: un conflitto mediatico

L’escalation tra Gaza e Israele non accenna minimamente a diminuire d’intensità. Le due fazioni sono quasi giunte a un mese di scontri, segnato da aspri combattimenti terrestri e missilistici. Il bilancio aggiornato conta oltre 9.000 morti, tra cui quasi 3.500 minori. Un vero e proprio massacro per la popolazione ebraica da sempre considerata “vittima” delle più brutali azioni della civiltà umana. Fin dalla prima diaspora ebraica, iniziata con la conquista assira e proseguita con quella babilonese nel VI secolo a.C., gli ebrei d’Israele sono stati costretti a migrare dalla loro terra d’origine, terra promessa da Dio ai discendenti di Abramo e agli Israeliti nei passi della Bibbia. Questa odierna lotta per la Terra Santa ha prodotto un forte impatto mediatico che, grazie ai social e ai mass media, si è gradualmente diffuso in tutto il mondo.

Ogni giorno, i telegiornali ci mostrano i cortei di protesta in Medio-Oriente promossi dai sostenitori della Palestina e dei miliziani di Hamas. Le loro manifestazioni si sono propagate anche nel resto del mondo, in particolare in Europa, da tempo sotto il mirino di attacchi terroristici.

Grazie soprattutto ai social, la popolazione mondiale ha avuto un coinvolgimento maggiore verso gli atroci avvenimenti che stanno caratterizzando questo conflitto. Come sottolineato dai dati del noto social Tik Tok, i video dedicati alla guerra in Israele hanno raggiunto quasi 99 miliardi di visualizzazioni nel mondo, una media di quasi 12 visualizzazioni per persona. Dati record, pensando che la precedente guerra in Ucraina ne aveva raggiunte quasi la metà.

Israele e Hamas sono, inoltre, da sempre campioni della guerra combattuta online, tanto da avere specifiche sezioni dell’Esercito dedicate alla disinformazione online. Nonostante ciò, l’informazione dei social e dei siti web ha trascinato con sé parecchie bufale, le cosiddette “fake news”. Centinaia di notizie, ricostruzioni storiche e video montaggi manipolati con immagini fasulle e false informazioni.

Negli ultimi giorni, infatti, sono emerse teorie complottiste su questo conflitto. Buona parte dei post in cui ci si imbatte sostiene la medesima convinzione: l’attacco di Hamas è solo una montatura, un depistaggio messo in atto da Israele per giustificare un attacco contro Gaza. “Il sistema antimissilistico israeliano, uno dei più potenti al mondo, è stato disattivato di proposito e l’intero assalto sembra un attacco autoinflitto per scopi strategici”, affermano alcuni seguaci di QAnon, un noto gruppo di estremisti da tempo legato a teorie complottiste americane e mondiali.

Una guerra che quindi si combatte su più fronti, non solo quello militare, ma anche quello d’informazione.

 

Gian Maria Ausanio