Consapevolezza e sostenibilità nell’alimentazione

Il 16 ottobre è stato l’anniversario della data di fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, comunemente conosciuta come FAO, istituita a Québec il 16 ottobre 1945. Lo scopo della FAO è quello di promuovere la consapevolezza alimentare per ridurre gli sprechi e la malnutrizione del mondo; intendiamo come scopo anche quello di raggiungere un nuovo stile di vita più in generale.

Dopo un’attenta riflessione, abbiamo individuato come aspetto fondamentale per il raggiungimento di questi obbiettivi quello della consapevolezza, o mindful eating: si tratta della più totale attenzione nei confronti di ciò che mangiamo, l’ascolto dei propri bisogni.

Il nostro corpo è una macchina perfetta e dobbiamo lasciarci guidare dai suoi segnali. Vi sono diversi accorgimenti attraverso cui possiamo raggiungere la consapevolezza alimentare:

  1. Eliminare le distrazioni mentre si mangia: è bene allontanare il proprio cellulare o spegnere la televisione per essere più concentrati e presenti nel momento del pasto.
  2. Dedicare il giusto tempo ai pasti: molto spesso ci svegliamo tardi e finiamo con il fare colazione in 5 minuti, ma è assolutamente sbagliato. Al contrario, le linee guida suggeriscono di dedicare 30/40 minuti per pasto.
  3. Ascoltarsi: il nostro corpo ci avverte quando siamo sazi, quindi dobbiamo imparare a riconoscere ogni segnale.

È molto importante, inoltre, diffidare dalle false informazioni che circolano in rete o di cui sentiamo parlare: molto spesso si venerano modelli ideali e perfetti, che però non esistono. Ciascuno di noi è differente e non esiste un alimento più “sano” di un altro, si tratta semplicemente di diverse abitudini alimentari che ognuno di noi deve imparare a conoscere meglio.

Molto spesso commettiamo l’errore di bere poca acqua nell’arco della giornata, non sapendo che andiamo incontro a moltissimi rischi. Le nostre cellule sono costituite in gran percentuale da acqua, e il cosiddetto angolo di fase è l’elemento che ne misura la quantità. In un individuo sano, l’angolo di fase è compreso tra i 6 e i 7 gradi, ma se questo scende sotto i 5, provoca la rottura delle membrane cellulari. Bisognerebbe bere tra 1,5 e 2 litri di acqua al giorno.

Un altro obiettivo della FAO è il raggiungimento di un’alimentazione sostenibile: ma cosa si intende?

Secondo la definizione della FAO si tratta di un’alimentazione che soddisfa le linee guida nutrizionali dal punto di vista economico e dell’accessibilità culturale.

Per quanto riguarda l’economia, si stima che un’alimentazione sana che contenga tutto ciò di cui il nostro organismo ha bisogno costa il 60% in più rispetto ad una alimentazione “standard”.

Ma per capire dove si trovano i punti critici su cui agire per un’alimentazione sana e sostenibile per l’ambiente addentriamoci nella catena che è propria di un alimento.

PRODUZIONE

Secondo la FAO è da prediligere un minor consumo di carne e preferire invece i prodotti di origine vegetale come i legumi. Nell’European Data Journalism Network viene infatti affermato che 1 Kg di carne bovina produce quasi 60 kg di CO2. È bene agire anche sull’agricoltura che sempre più ha mostrato problematiche come la deforestazione e l’uso di pesticidi e fertilizzanti artificiali. Per renderla sostenibile bisognerebbe promuovere un’agricoltura biologica e un progetto innovativo di coltura verticale (skyfarming).

Importante è anche prestare attenzione ad una pesca che si occupi di preservare l’ecosistema marittimo.

Un altro punto importante è quello delle confezioni, preferibilmente da ridurre.

TRASPORTO

E bene scegliere prodotti locali che promuovono l’economia e la riduzione di emissioni nocive, la produzione locale inoltre applica il recupero di acque piovane, l’utilizzo di energie pulite e il riciclo del substrato organico ( fertilizzanti naturali).

SMALTIMENTO

Lo smaltimento è uno dei punti più critici, non solo per le emissioni di Co2, che si aggirano intorno all’8% del totale, senza contare il fatto che lo spreco è disumano, 1,3 miliardi di tonnellate all’anno, ma anche per una questione globale di distribuzione alimentare. Infatti sappiamo che molti Paesi del mondo non hanno accesso a beni di prima necessità come l’acqua e il cibo.

Queste carenze sono la causa di forte malnutrizione.

La nostra deve essere una cittadinanza attiva volta a modificare le nostre abitudini alimentari, e ci auguriamo che ognuno di noi si impegni a costruire un nuovo di vita che apporti benefici sia al nostro corpo che al territorio.



Federica Albanese

Diana Pachioli