Le terme romane in età imperiale

Gli antichi romani sentirono la necessità di costruire monumentali edifici pubblici sia per scopi igienico- sanitari che per vivere momenti di socialità. Per questo motivo fusero, con le terme, due importanti tradizioni antiche: i ginecei greci, luogo di educazione, e i bagni a vapore degli egizi.

Le terme erano edifici di dimensioni molto grandi che al proprio interno contenevano varie stanze adibite a funzioni differenti.

Cinque erano le stanze fondamentali.

Entrando, si era subito nell’ Apodyterium, cioè gli spogliatoi. Qui, i Romani si spogliavano e indossavano un mantello di lana leggera. Molto spesso i cittadini più abbienti lasciavano uno schiavo a controllare i propri effetti, visto che questi erano luoghi frequenti a razzie. Dall’Apodyterium si accedeva ad una sala molto calda, con una temperatura tra i 30° e i 35°C, detta sudatio perché favoriva la sudorazione. Da qui poi si passava nel tepidarium, una specie di corridoio per permettere ai bagnanti di sostare tra una sala e l’altra.

Nelle terme più grandi e importanti oltre al tepidarium, c’erano altre stanze con vasche di acqua tiepida. Da questo locale si passava al calidarium, nel quale la temperatura elevata favoriva la traspirazione del bagno turco. Era formato da una grande vasca rettangolare (alveus) posta a mezzogiorno e illuminata poi fino al pomeriggio. L’acqua in questa sala era sempre pulita, infatti sul fondo della vasca era presente una valvola di scolo che consentiva di eliminare tanta acqua quanta se ne metteva. Il frigidarium, invece, era l’unica stanza a temperatura ambiente e di solito anche la più grande. Oltre questi locali, le terme più grandi avevano palestre, biblioteche e addirittura piccoli teatri.

Le terme erano riscaldate con tecniche molto elaborate per l’epoca e sfruttavano una tecnica chiamata ipocausto. Secondo questa tecnica, il vapore prodotto dalle fornaci nei sotterranei veniva incanalato nelle pareti e poi trasmesso per irraggiamento nella sala. Tutto il sistema di riscaldamento era coibentato in modo che non si formasse la condensa.

I Romani riutilizzavano la cenere prodotta nella combustione come sapone.

Iris Ramundo

Giada Gizzi