Il suicidio assistito

Ho deciso di affrontare il tema del suicidio assistito che in questi ultimi anni è stato un argomento molto discusso in tutti i mass-media e che ha diviso l’opinione pubblica.

Il suicidio assistito è l’aiuto medico e amministrativo portato a un soggetto che ha deciso di morire tramite suicidio. Differisce dall’eutanasia per il fatto che l’atto finale di togliersi la vita, somministrandosi le sostanze necessarie in modo autonomo e volontario, è compiuto dal soggetto stesso e non da soggetti terzi, che si occupano di assistere la persona per gli altri aspetti: ricovero, preparazione delle sostanze e gestione tecnica e legale.

In Belgio, Colombia, Lussemburgo, Paesi Bassi e in Svizzera il suicidio assistito è permesso a patto del rispetto di condizioni che variano da ordinamento a ordinamento. Per esempio, in Svizzera, la persona che vuole accedere al suicidio assistito deve essere adeguatamente informata sulle alternative.

Un caso recente di suicidio assistito è quello di DJ Fabo; un ragazzo di solo 39 anni che ha deciso la mattina del 27 Febbraio di porre fine alla sua vita presso una clinica in Svizzera.

Fabo nel 2014 ha avuto un incidente con la macchina perché non indossava la cintura ed è rimasto

cieco e paralizzato (tetraplegico).

Pur essendo disabile fisicamente era cosciente della sua situazione e ha lottato perché potesse morire nel suo Paese.

In questo percorso Fabo è stato accompagnato e supportato dalla sua compagna.

Ritengo che ogni uomo debba essere libero di poter scegliere se vivere o morire in caso di disabilità permanente; anche in Italia dovrebbe essere consentito il suicidio assistito, solo per soggetti in condizioni molto gravi e con il sostegno dei familiari.

 

Alessandra Eustazio

Classe 2C

Istituto Comprensivo Statale”Giotto-Cipolla” di Palermo