Il pittore anonimo e il quadro perduto

Il colore di un sorriso,
il profumo di un fiore,
il colore e il sapore di un frutto…
Siamo una tela dipinta da un artista ignoto, che celandosi fra le pieghe delle nostre frenetiche giornate…prende spunto e continua silenziosamente a creare, a “dipingere la vita”. Le sue opere sono offerte ad un pubblico immenso, che essendosi, però, abituato e assuefatto, dimentica di valorizzarle, di stupirsi ancora, di restare incantato da cotanta bellezza!
Ma il pittore continua lo stesso a disegnare, ad inventare, a creare: non esiste per il consenso altrui, vive per la vita ch’egli stesso conferisce ai suoi capolavori, come un “Ruah” divino! Proprio come hanno cura un padre e una madre del proprio figlio o Dio delle sue creature! Il vero pittore non ha aspettative dalle sue opere, non ci costruisce sopra progetti o ripone sogni, semplicemente disegna, sbaglia ed, infine, torna a ridisegnare quasi all’infinito! Nulla nasce perfetto, ma egli si impegna fino all’estenuazione per renderlo tale. Un quadro suscita in noi strane emozioni, manifesta discorsi non verbali, che ci piacerebbe sentire, decodificare, derubricare! I colori, le silhouette delle figure…tutto è posto in maniera casuale, spesso, senza un chiaro scopo, se non quello della rappresentazione armonica delle forme! Il pittore è padre, figlio e spettatore del suo stesso capolavoro: può ottenere dalla sua opera ciò che è necessario per disegnarne un altra e, poi, un altra ancora… Questo pittore non disegna nelle piazze per far sfoggio di sé, disegna di notte, quasi furtivamente, a rappresentare un sogno da sveglio, con gli occhi ben aperti, lucidi! Il pittore dialoga con il suo quadro: la semplice tela già con i primi abbozzi diventa un frame, che si racconta da sè. Il pittore è solo una mano fisica prestata ad una causa nobile, la vera autrice resta la tela stessa, impregnata di ispirazione divina, quasi come nella prima creazione! Il pittore ignoto non è altro che la nostra autocoscienza più recondita, nascosta, ingabbiata dal nostro super-io, dai nostri pregiudizi, dai nostri stereotipi, tutte barriere e frivolezze che ci impediscono di liberare il turbine di energia, che continuamente cresce e si distrugge nel nostro interno, come una singolare “tela di Penelope”. Materia prima, avida “cannibale di carne umana”, uragano di echi, alimentato e, ad un tempo, soffocato dal silenzio! Bisognerebbe azzerare tutto, radere tutto al suolo e da lì cominciare a coltivare qualcosa di nuovo, di creativo, che lasci stupiti, per primi, noi stessi…chissà, forse ci daremmo la carica giusta per riuscir a voltare pagina, a leggere meglio ed interpretare “la tela” della vita!

Orazio Pucci IV B Liceo Scientifico – Istituto “G. Carducci” – Comiso (RG)